Pellegrinaggio… Parola che evoca infinite pagine di racconti e di vissuti, ma che molto spesso sono rinchiusi nelle biblioteche del passato, come se fossero cose di altri tempi, che poco hanno a che fare con il contemporaneo.
Pellegrinaggio… Parola che nasconde tentativi di tenere a freno novità di agire pastorale e rinchiude nella staticità di esperienze che non si rinnovano, uno stare tra la gente che ormai ha perso il sale della prima ora.
Pellegrinaggio… Parola che oggi deve necessariamente risuonare nuova per portare con sé quel Vangelo che tira la vita dai buchi dell’esperienza e che la spinge dall’aldiqua all’aldilà della rassegnazione per lasciarsi coinvolgere dalla speranza.
Ma la sfida è ardua! Da una parte abbiamo l’uomo che cambia e che gira il mondo con un click, che fa esperienze senza incontri ma con un solo contato virtuale, che si vanta di migliaia di amici nella solitudine della sua stanza, che ha paura di uscire perché ha paura dell’altro, che non riesce più a sentire la nostalgia del Mistero perché sempre proiettato alla misura del tutto.
Ma la sfida è ardua! Perché dall’altra parte abbiamo una Chiesa che spesso si rinchiude con la naftalina dei bei ricordi dietro a schemi che non parlano, ad esperienze che non toccano, a pellegrinaggi che non trasfigurano e non riesce più a far venire la nostalgia del Mistero perché sempre impaurita dalle tempeste del mare aperto.
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