di Alessandra Valente
La Chiesa di Santo Stefano a Soleto è un centro religioso e culturale italo-greco che coniuga la cultura figurativa tardogotica in Terra d'Otranto con quella del romanico arcaico e tradizionale. E’ l'unica superstite delle 46 cappelle distribuite dentro e fuori le mura di Soleto, documentate nella visita pastorale condotta dall'Arcivescovo Lucio de Morra nell'anno 1607.
Mantenne, fino alla fine del XVI secolo, il rito italo – greco, di notevole importanza per il Paese e per l’intera area della Grecìa Salentina (enclave di grecità che nel medioevo comprendeva una porzione di Salento molto estesa e che oggi comprende Calimera, Castrignano dei greci, Corigliano d'Otranto, Martano, Martignano, Melpignano, Soleto, Sternatia e Zollino - Carpignano e Cutrofiano fanno parte dell'Unione dei Comuni della Grecìa salentina).
Testimone del travaglio che in questa terra caratterizzò il passaggio tra il rito greco bizantino e quello latino, la Chiesa ha sempre visto una forte devozione popolare, che nel secolo scorso si è andata esplicitando soprattutto nella giornata del 26 dicembre. In questa giornata si tiene ancora oggi la Santa Messa al mattino seguita dalla fiera e dalla “cuccagna”: due uomini con le braccia legate dietro al busto si sfidano nel mangiare più pasta possibile, su un palchetto in cima al palo ricoperto di grasso, mentre tutto intorno gli astanti lanciano fuochi pirotecnici, simbolica metafora del martirio di Santo Stefano da parte del Sinedrio, molto probabilmente a segnare l’influenza provenzale nella zona, riscontrabile anche nei capelli biondi che si ritrovano in abbondanza nel ciclo pittorico dell’interno della piccola Chiesa.
L’edificio fu edificato probabilmente nel 1347 per volontà di Raimondello Orsini Del Balzo, conte di Soleto e Principe di Taranto, e della consorte Maria d'Enghien, contessa di Lecce e regina consorte di Napoli. È situato nel centro storico del paese, è orientato ad Ovest e presenta una facciata in pietra leccese in cui risaltano i caratteri romanici del portale, del rosone e del tipico campanile a vela con bifora.
Il piccolo campanile interrompe la cuspide di coronamento, contribuendo a dare slancio a tutto l'edificio. L'interno, 6,61 m sul lato più lungo da Est a Ovest e 3,90 su quello più corto da Nord a Sud, è a pianta unica rettangolare, coperta da un tetto a due falde sostenuto da tre capriate, e termina con una piccola abside a semicatino, semicircolare e cieca, che sporge all'esterno.
L’interno è scandito da diversi cicli di affreschi disposti su più registri orizzontali sovrapposti con una teoria di sante e santi a dimensione naturale raffigurati su quello inferiore. I cicli superiori della parete settentrionale raffigurano la vita di Gesù mentre quelli sulla parete meridionale rappresentano i miracoli ed il martirio di Santo Stefano. Sulla parete Ovest si trovano le scene del Giudizio Universale e la Deesis di Cristo, Giovanni e Maria mentre su quella Est la piccola abside col Cristo come Logos e l’Ascensione.
Per quanti scelgano di avvicinarsi a questa piccola Cappella degli Scrovegni in Terra d’Otranto, si consiglia di giungere con la mente scevra da pregiudizi e con il cuore aperto alla Storia - quindi al passato, al presente ed ancor più al futuro, per coglierne il potentissimo messaggio.
I devoti qui possono contemplare tutto ciò cui si può sperare o temere: non a caso di fronte all’ingresso, nel piccolo catino absidale, campeggia la raffigurazione rarissima del Cristo Sofia con l’iscrizione in greco che recita SOFIA IL LOGOS DI DIO – il Logos di pura ispirazione greca che permeò di se il pensiero successivo come è possibile rilevare nel libro della Sapienza (scritto direttamente in greco verso il 50 a.C.) dell’Antico Testamento che così recita (VII,22-23) “in Essa (Sofia) c’è uno spirito intelligente, santo, unico, molteplice, sottile, mobile, perspicace, senza macchia,…amante dell’uomo…che penetra tutti gli spiriti intelligenti, puri, sottilissimi.” ed ancora (VII,26) “è irradiazione della luce eterna, specchio tersissimo dell’attività di Dio, e immagine della sua bontà”, divenendo Verbum/Verbo.
Forte poi il messaggio trasmesso dall’affresco sul martirio di Santo Stefano, sulla parete laterale destra a Sud, che stigmatizza il sentire del tempo, fitto di un affastellamento di credo e di riti, nei confronti degli Ebrei presenti a Soleto in quel periodo, molto probabilmente provenienti dalla Spagna, rappresentati col naso adunco e identificati da una rotella rossa sugli abiti.
Nelle scene della vita quotidiana del Cristo riprese nella parete di sinistra, invece, non può sfuggire a chi osserva, il diavolo tentatore in saio francescano e con i piedi palmati, a sottolineare il travaglio dell’epoca a fronte degli ordini mendicanti, arma colonizzatrice del papato e che qui a Soleto avrebbe visto, agli inizi del Seicento, l’insediamento dei frati francescani e delle suore di Santa Chiara con l’ergersi della Chiesa Conventuale della Madonna delle Grazie con l’attiguo Convento dei Frati Minori (1601 – 1614) e la Chiesa di San Nicola con l’attiguo Monastero di Santa Chiara (1655).
Incredibili infine i cartigli con le indicazioni dei mestieri della povera gente dell’epoca nel Giudizio Universale alla sinistra di San Michele a bilanciare, quasi, gli abbienti dell’epoca tra cui, molto probabilmente il protopapa locale di rito bizantino ed il feudatario Giovanni Antonio del Balzo Orsini figlio del committente Raimondello.
Ed ancor più, quasi a sfidare il presente, l’ignaro fedele in uscita da questa piccola Cappella Sistina soletana non può, rifuggendo il Diavolo in bassorilievo, non bearsi della benedizione dei Santi Nicola ed Antonio abate, rispettivamente alla maniera greca e latina, per affrontare con un po’ più di serenità il faticoso cammino della vita. Quel cammino che non può non ripartire da questo vero e proprio crogiolo ad indicare la via verso un futuro di vicinanza tra individui di origini, religioni e culture diverse con il risultato di costruire una umanità condivisa, come mostrato sapientemente nella scena principale all’interno della piccola Chiesa nel recentissimo film “Lingua Madre” girato interamente a Soleto. Dal XIX sec. è monumento nazionale.
ALCUNE NOTIZIE UTILI
Nome del Santuario: Chiesa di Santa Sofia e Santo Stefano
Indirizzo (Via/Piazza, Città, CAP): Via Ospedale M.G. Carrozzini, 73010 Soleto LE
Contatto telefonico: +39 3338451218
E-mail: info@greciasalentina.info
Apertura e orari celebrazioni: il punto di accoglienza turistica a pochi metri dalla Chiesa è aperto tutti i giorni dalle 09.00 alle 13.00 e dalle 17.00 alle 21.00.
Per effettuare una visita guidata ti invitiamo a contattare la Rete Turistica della Grecìa Salentina.
Principali feste: giorno di S. Stefano, 26 dicembre
Dove soggiornare: chi arriva in pellegrinaggio a Soleto, può contare su una capillare presenza in zona di B&B a conduzione familiare e su una fitta rete di strutture ricettive tra cui campeggiano splendide Masserie nelle campagne vicine o lungo le coste peraltro vicinissime. (20 chilometri circa sia dalla Ionio che dal Mare Adriatico oltre che dal capoluogo/ https://www.soletonellemura.it/)