UFFICIO NAZIONALE PER LA PASTORALE DEL TEMPO LIBERO, TURISMO E SPORT
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Congresso Mondiale di Pastorale del Turismo: intervista a Mons. Raspanti

Per una comunità cristiana che si lascia interpellare
18 Ottobre 2022

di Alessandra Valente

Mons. Antonino Raspanti è un vescovo cattolico italiano, della diocesi di Acireale, presidente della Conferenza Episcopale siciliana dall’8 marzo del 2022. Lo abbiamo intervistato a Santiago di Compostela, in occasione del VIII Congresso Mondiale per la Pastorale del Turismo, 5 - 8 ottobre 2022.

 

    1.Eccellenza, in questi giorni stiamo ascoltando varie esperienze nazionali di Pastorale del turismo. Qual è la situazione delle chiese in Italia rispetto ad altri contesti nazionale?

Da quello che ho inteso io, noi tutti abbiamo una tradizione un po’ più antica, un po’ più lunga di alcuni decenni, rispetto alle altre. Ho inteso anche che questa tradizione varia a seconda delle nazioni, degli stati. Ci sono nazioni per le quali va ancora molto forte il pellegrinaggio religioso, cristiano, organizzato da parrocchie e da organizzazioni cattoliche. Ci sono luoghi in cui questo si va sfaldando e va maturando un turismo in cui le persone cercano un’esperienza spirituale, indipendentemente dalla professione religiosa. Questa situazione colloca le chiese in Italia a metà strada, perché abbiamo sviluppato già da decenni l’idea di evangelizzazione attraverso la catechesi con l’arte, in cui si introducono le persone a comprendere il messaggio dei monumenti culturali. Dall’altra parte abbiamo fatto molti passi avanti, perché l’attenzione non è volta solo a chi viene a visitarci, ma alla comunità che si prepara ad accogliere, a scoprire la propria identità religioso-culturale e a trasmettere il proprio abitare un territorio in senso cristiano.

L’asse, che si è spostato anche sulla comunità cristiana, fa sì che noi siamo molto attenti a definire chi siamo noi, ma anche chi ci visita, in maniera strettamente correlata. Questo, inevitabilmente, implica poi azioni concrete. Come ad esempio i parchi culturali ecclesiali, strumenti utili per valorizzare in modo integrato il territorio, dal lavoro al modo di vivere quel territorio, facendo crescere la fiducia e l’accordo sociale in una prospettiva cristiana, con un orientamento alla dottrina sociale della persona.

Questo significa occuparsi dei giovani, degli anziani, delle ferite sociali, di quelle territoriali. In sostanza, il modo di essere cristiani in un territorio a 360°.

    2.Il turismo può diventare per la chiesa in Italia un luogo di nuova evangelizzazione e un 'cantiere di Betania', di cammino con il mondo? Quali attenzioni deve avere?

Chi ti viene a visitare, se tu hai voglia di accogliere, mette in gioco il tuo essere Cristiano là dove vive. È un po’ una provocazione, perché il cammino sinodale è un cammino che mira, come dice il Papa, a rinnovare radicalmente la vita cristiana delle comunità, a portarla attraverso il metodo della sinodalità alla sua essenza originaria, a scoprire cioè la sua essenza di essere radicata nel Vangelo, prima ancora che prendere questa o quella decisione. E’ ora di scoprire la fraternità, di scoprire la liturgia del pregare insieme nell'approfondire la Fede. Il turismo è una delle provocazioni che alla fine accelera tutto questo e quindi può giovare ai processi che le comunità cristiane in Italia stanno già vivendo o stanno già sperimentando, in modo tale che lo stesso cammino sinodale non sia autoreferenziale, cioè non sia soltanto misurato su un confronto interno, ma realmente si lasci interpellare dai visitatori che sono totalmente esterni, che non necessariamente mirano a interagire con la comunità Cristiana. Nel momento in cui i visitatori entrano in una cattedrale, visitano un museo Diocesano, inevitabilmente interpellano la comunità ospitante: la stessa comunità si presenta, apre una porta e fa entrare in uno dei suoi ambienti (un oratorio, un museo, un visitatore). In questo momento essa si espone, poiché è interpellata a testimoniare il suo essere comunità, nella sua fede in Cristo o meno, nel suo esser Chiesa o meno. Questo è un processo inevitabile.

  1. Qual è la caratteristica essenziale del pellegrino?

Chi varca la soglia ha una prerogativa: è curioso! Capisce che può trovar qualcosa e sa che cosa cerca. Magari il turista vuol vedere una bella opera d'arte, ma in realtà sa e capisce che quell’opera d’arte è inserita dentro ad un contenuto che è la Chiesa, che è il cristianesimo e, dunque, inevitabilmente poi ne esce con un giudizio su di essi. Se questo giudizio proviene da un cuore che è stato toccato, c’è un’intelligenza che in questo è stata in qualche modo interpellata. Nel caso del turista, allora, il giudizio è interessante, la curiosità cresce, la relazionalità circa la spiritualità e il cristianesimo si alza.

  1. Eccellenza, poco fa un pellegrino che ho incontrato qui per caso, vicino all’ingresso della cattedrale di Santiago, mi ha detto di essere venuto dall'Italia per fare il Cammino. Purtroppo, come ogni pellegrino che compie questo Cammino, è provato nel fisico, perché i suoi piedi non ce la fanno più e non riesce neanche ad indossare i sandali. Il pellegrino mi ha detto: “quando il corpo smette di camminare è il cuore che entra in azione”.

Questo particolare lo raccontano in molti: dicono che quando si raggiunge il limite della sopportazione fisica succede qualcosa di interessante: è quello il momento di passaggio, nel quale qualcosa dentro di te si smuove. Questo credo sia l’esito del pellegrinaggio, creare una storia interna.

  1. È un po' quello che si diceva anche ieri negli interventi che sono stati fatti nelle relazioni del Congresso, quando si diceva che nel cammino la meta non è l’unico aspetto che conta, ma è il tutto a dare un senso al cammino.

Esatto, è il cammino in sé, perché alla meta ci puoi arrivare in mille modi. Oggi, ad esempio, ci arrivi più facilmente con l’aereo, ci arrivi anche con la carta di credito, cosa che non era così nei secoli scorsi. E dunque, un tempo, era più intenso e profondo il tentativo di toccare, di venire a contatto stretto con i propri limiti. Naturalmente questo è una sorta di parafrasi della vita, perché, se ci pensiamo, è il percorso della vita che ci mette a contatto con i nostri limiti. Nello sviluppo della vita quotidiana, come ci insegnano oggi le scienze psicologiche, noi possiamo barare, trovare una via d’uscita, crearci meccanismi di difesa che non ci fanno incontrare/scontrare con i nostri limiti; possiamo non vederli o addirittura rimuoverli, e se li rimuoviamo, comunque, proviamo a mettere in atto meccanismi che non ce li facciano vedere, che non ce ne facciano prendere coscienza: non entriamo nel cuore della nostra persona. Mentre, sottoponendoci a una fatica di questo tipo tocchiamo il limite e toccando il limite siamo costretti a misurarci con noi stessi.

  1. 6. I parchi culturali ecclesiali e i cammini possono diventare due grandi laboratori di pastorale del turismo? Cosa direbbe ad un suo confratello vescovo per spingerlo a scommetterci?

Sui Parchi Culturali, che sono una cosa più ampia e complessa di un semplice cammino, direi ai miei confratelli che la scommessa è l'incidenza della risposta al Vangelo con la realtà sociale nel territorio. Se la nostra risposta al Vangelo vuole uscire dall' individualità intimistica o dalla Sacrestia e vuole incidere e scontrarsi con le sfide territoriali, il Parco Culturale è uno dei modi attraverso il quale puoi raccogliere e farti carico della responsabilità di tutto il patrimonio che hai, cioè dell'eredità culturale che hai ricevuto da chi ti ha preceduto. Questa eredità si materializza in mura, in quadri, in usi e costumi, in processioni, in arte culinaria, in cibi, vestiti, suppellettili, in sostanza in tutto l’aspetto patrimoniale. Cosa significa, dunque costruire un Parco Culturale? Il parco culturale si traduce nella capacità di raccogliere responsabilmente il patrimonio di una comunità, di prenderne atto e di rimetterlo in gioco. In questo modo si risponde, o si cerca di farlo nel migliore dei modi, all'appello evangelico oggi, coniugandolo davvero nell'incidenza che ha a livello storico-sociale. L'aspetto essenziale per fare un Parco Culturale, dunque, è la materia perché è un fatto materico: lo è stato in passato e lo riceviamo oggi così, in materia organizzata che trasmettiamo ai nostri successori. Un messaggio che è totalmente spirituale, ma non esiste per gli angeli, esiste per gli uomini. Dall’incarnazione di Dio ad oggi, il messaggio viaggia nei fatti concreti, nella carne.

    7- In merito all’esperienza che stiamo vivendo qui, l’importanza di questo VIII Congresso Mondiale sulla Pastorale del Turismo.

Fa prendere coscienza a tante nazioni, ci mette in contatto gli uni con gli altri. Questo momento di riflessione a livello mondiale ha il valore di scambio. Questa esperienza stimola le Conferenze Episcopali nazionali a porre un’attenzione specifica nel tema proposto, quello della pastorale del turismo. Certo, si vede che si è ancora un po’ lontani dal focus e spesso questo è l’aspetto Cenerentola della vita della pastorale del turismo, però ho notato nei tantissimi interventi e nelle tantissime realtà proposte, la volontà di ricongiungimento al focus dell’evangelizzazione e della trasmissione della fede. È così che si rivivifica, riprende vita e si integra meglio il turismo con gli altri aspetti dell’azione pastorale della Chiesa.

Santiago De Compostela, 07 ottobre 2022