UFFICIO NAZIONALE PER LA PASTORALE DEL TEMPO LIBERO, TURISMO E SPORT
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Un calcio al razzismo. 20 lezioni contro l’odio

C'è un filo che collega i maestri danubiani della Serie A epurati dal regime fascista in quanto ebrei agli ignobili attacchi contro campioni di oggi?
9 Dicembre 2019

Il calcio oltre a essere uno sport amatissimo è un fenomeno sociale e universale e gli stadi di calcio rappresentano uno specchio fedele della società, microcosmi in cui si replica il meglio e il peggio del quotidiano. Quanto sta accadendo in questo ultimo periodo (i cori razzisti all’indirizzo di giocatori di colore come Balotelli, Koulibaly, Lukaku) non ci sorprende più, anche se ci indigna.

«Il calcio è un pretesto per affrontare un tema importante ma è anche un efficacissimo strumento per veicolare un messaggio diretto soprattutto, ma non solo, ai giovani. Tanti calciatori appaiono come ragazzi  superficiali e solo il portare l'ambiente a riflettere ha aspetti positivi”.

A parlare è Adam Smulevich che insieme a Massimiliano Castellani ha avuto l’idea di scrivere qualcosa che potesse affrontare in profondità questo tema di stretta attualità e raccontare come il calcio, il gioco più bello del mondo, abbia dovuto fare i conti in passato con il razzismo e come quanto tragicamente accaduto negli anni più bui non abbia insegnato nulla, visto ciò che si sente e si vede oggi negli stadi: Un calcio al razzismo. 20 lezioni contro l’odio (Firenze, Giuntina, 2019, pagine 102, euro 10) propone infatti storie, alcune inedite, di razzismo nel mondo del pallone.

Il libro è un'analisi storica a tutto tondo con fonti autorevoli e al contempo un percorso che spazia da Giorgio Bassani a Lilian Thuram, che parla del ruolo salvifico svolto dal calcio per alcuni reduci dai lager per arrivare a chi attualmente propaga odio nelle curve.

Venti storie tra passato e presente  per dire che esiste un filo che collega i maestri danubiani del calcio  epurati dai nazifascisti perchè ebrei ( Árpád Weisz, Erno Egri Erbstein del Grande Torino) ai  cori razzisti contro i calciatori di colore di oggi.

Il libro è rivolto soprattutto ai giovani e sarebbe davvero un ottimo testo per le scuole dell'obbligo (un mix di storia e sport che può davvero interessare i ragazzi), ma è altresì rivolto anche agli adulti che vogliono rinfrescare la propria memoria storica dello sport più popolare al mondo attraverso le cronache di Primo Levi, le imprese di Silvio Piola, fino alle dichiarazioni mai banali dell'allenatore boemo Zeman, la cui famiglia è stata discriminata perché cristiana sotto un regime filo-sovietico.

«Memorie  un po’ sbiadite, che — si legge nell’introduzione — hanno invece molto da insegnarci... C’è un gioco da salvare. E la cura potrà essere solo una buona dose di consapevolezza».