L'antica Olimpia, raccolta tra una cornice di colline verdeggianti, sembra nascondersi alla vista dei turisti. Non ci si capita per caso, non è crocevia di alcunché. Ci si arriva solo perché la si è scelta come meta. La strada ti porta esattamente lì dove volevi andare e lì si interrompe: ti porta nella piana dove i resti del glorioso santuario di Zeus hanno custodito per secoli la sua più famosa statua crisoelefantina, in oro e avorio, ricoperta di pietre preziose, alta 13 metri: una delle sette meraviglie del mondo antico.
Tuttavia chi oggi sceglie di andare ad Olimpia non ci va per scoprire le gesta del padre degli dei immortali dell'antichità. Ci va perché Olimpia è oggi il simbolo di un altro tipo di immortalità, quella di una attività dell'Uomo che, attraversando i secoli, ancora oggi suscita tanta passione e tanto interesse: lo sport.
Olimpia è la patria dei giochi atletici più famosi dell'antichità, le Olimpiadi antiche. Gare sportive che avevano una carica simbolica e identitaria così grande da diventare una delle icone della cultura greca; raduni quadriennali così importanti e conosciuti da scandire il tempo antico, fungendo da riferimento per il calendario dell'antica Grecia.
Per gli appassionati di sport, andare ad Olimpia è come tornare nel luogo e nel tempo delle origini dello sport, dove la storia si confonde con il mito, dove gli antichi atleti diventavano eroi immortali e gli dei immortali giocavano a fare gli atleti.
E' proprio qui, alla fine di questa strada, che sessanta anni fa il Comitato Olimpico Internazionale volle costruire il Centro dell'Accademia Olimpica Internazionale, un centro polifunzionale dove i dirigenti sportivi di tutto il mondo possono ritrovarsi, discutendo di sport, dei suoi valori, della sua storia, a pochi metri dall'antico stadio della corsa, del ginnasio e della palestra, dove la fiamma delle Olimpiadi veniva custodita per ardere senza soluzione di continuità. Un luogo immerso nella natura, nel silenzio, nella calma, ideale per un ritiro.
Dal 10 al 14 novembre, l'Ufficio Sport della Conferenza Episcopale Italiana, in collaborazione con la fondazione Giovanni Paolo II per lo sport, ha organizzato proprio presso questo Centro il simposio "Epos, Ethos, Paideia, Polis: ripensare insieme lo sport del futuro". Un gruppo di dirigenti sportivi, di appartenenze a realtà diverse tra loro, hanno deciso di uscire dal vortice del fare, per ritagliarsi tre interi giorni per pensare ed approfondire: il Simposio si è sviluppato in 4 sessioni di confronto e dialogo sulla mission e sulla vision dello sport di domani, ispirate a epos, ethos, paideia e polis. Un incontro connotato da schiettezza e vivacità, che ha permesso di andare oltre le iniziali diversità e diffidenze, facendo emergere un sincero spirito di squadra.
A creare il profondo clima di convivialità hanno contribuito anche momenti di spiritualità e cultura, che hanno dato anima e cuore a questa esperienza: la visita agli scavi e ai musei di Olimpia, la lettura di brani Di Omero e Pindaro, la visione del documentario "Le sport et les Hommes" di Roland Barthes. Come nei giochi antichi, dove accanto alle competizioni sportive si organizzavano gare letterarie e cerimonie religiose.
Daniele Pasquini, presidente della Fondazione Giovanni Paolo II per lo sport