Come accadde per altri Sacri Monti, la storia del Sacro Monte di Varese iniziò con la consacrazione della cima.
Secondo la tradizione fu sant'Ambrogio a portare la devozione per la Vergine su quest'altura, uno dei balconi più belli di Lombardia, che già i Romani elessero quale luogo strategico di avvistamento.
Il primo documento su Santa Maria del Monte è del 922, ma scavi archeologici hanno individuato, sotto al piano della cripta, i resti di un sacello databile al V-VI secolo. La cripta, in origine presbiterio della chiesa altomedievale, fu preservata, quale cuore devozionale del luogo, quando in età romanica si procedette alla costruzione di un edificio più grande, raggiungendo l'attuale livello del Santuario.
Dal 1472, per volontà di Galeazzo Maria Sforza, la chiesa ottenne le dimensioni definitive, salvo l'allungamento della navata centrale, realizzato nel Seicento per l'accresciuto numero di pellegrini. Allora il Santuario fu trasfigurato da stucchi e affreschi e la trecentesca statua della Madonna del Monte, venerata quale Madonna nera, fu posta in un grande altare marmoreo a rappresentare l'ultimo Mistero del Rosario, l'Incoronazione della Vergine.
Con la costruzione della Via Sacra, avviata nel 1604, il Santuario divenne meta di un percorso strutturato, con le cappelle a punteggiare la salita, quasi fossero grani di un Rosario di pietra. A proporre l'impresa fu il cappuccino Giovan Battista Aguggiari, grazie al confronto con suor Maria Tecla Cid del Monastero delle Romite Ambrosiane, eretto nel 1474 accanto al Santuario e tuttora pulsante di fede, vissuta nel carisma delle fondatrici Beate Caterina e Giuliana.
Nacque allora il Sacro Monte di Varese, il più organico tra i Sacri Monti prealpini, perché realizzato in un breve giro d'anni con la regia di un unico architetto, il varesino Giuseppe Bernascone. Nelle 14 cappelle statue in terracotta, per lo più plasmate dal ticinese Francesco Silva, raccontano il fatto sacro in modo chiaro e coinvolgente, mentre affreschi di pittori quali “il Morazzone” e Nuvolone completano e integrano la narrazione.
Da quattro secoli quest'ampia Via acciottolata consente ai fedeli di arrivare in Santuario recitando il Rosario e meditando, di cappella in cappella, il Mistero in essa rappresentato. È quanto fanno ancora oggi numerosi fedeli, ogni sabato mattina, mantenendo una consuetudine avviata da mons. Pasquale Macchi, che negli anni Ottanta del secolo scorso portò ad operare al Sacro Monte artisti quali Guttuso, Bodini, Longaretti, nel tentativo di creare ponti con il presente.
Ed ecco che opere come la Fuga in Egitto di Guttuso parlano a ogni uomo sensibile al dramma, purtroppo ancora attuale, di chi deve lasciare la terra natale per sfuggire a oppressioni e pericoli.
Nato per i credenti, il Sacro Monte di Varese oggi può essere per tutti luogo di incontro con il sacro: le cappelle, in armonioso dialogo con l’ambiente circostante, sono pause significative lungo il cammino di chiunque viaggi con desideri di scoperta, immergendosi nella bellezza di un luogo in cui tutto concorre ad elevare lo spirito.
Laura Marazzi – Storica dell’Arte
Principali solennità religiose del Sacro Monte di Varese ed altri eventi
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