Il turismo religioso sta vivendo una primavera unica. Un fenomeno davvero curioso. Evidentemente, la cultura contemporanea ha lavorato, senza saperlo, a far riscoprire all’uomo la nostalgia del Divino, a fargli sperimentare la fame di senso. Infatti, le differenze con il turismo spirituale di ieri non sono poche. Se ciò che muoveva l’homo viator in epoca medievale e moderna era la meta, spesso cercata in una Basilica o in un Santuario significativo per la cristianità universale o locale, oggi ciò che muove le persone è soprattutto la ricerca di un luogo ospitale e trasformante. È il turismo spirituale di oggi, esperienza di luoghi che si fanno laboratori di senso e di relazioni che avviano processi di possibilità nuove per alimentare la vita di desideri autentici, con una presenza ecclesiale capace di simpatia ed empatia spirituale, una indubbia dose di creatività e una non comune competenza nel padroneggiare lo slancio di evangelizzazione secondo autentiche sensibilità missionarie.