Nei pressi della città di Alatri famosa soprattutto per l’Acropoli megalitica sorge l’abbadia benedettina di san Sebastiano. La tradizione e i pochi studi sulle sue origini attestano che questo storico proto cenobio fu fondato nel VI secolo d.C. sui resti di una villa romana di epoca imperiale come attestato da un reperto recentemente rinvenuto non lontano dall’aia. Siamo nell’epoca dei convulsi anni dei regni romano-barbarici. Marcellino Felice Liberio politico di spicco, amministratore e stimato intellettuale di corte, con l’incarico di prefetto pretorio e delle Gallie, si trova ad Arles e frequenta l’ambiente del vescovo Cesario rappresentante del Papa, fervente sostenitore di vocazioni monastiche e presunto autore del “Regula Magistri”. Liberio è incoraggiato a sostenere e disciplinare in Italia il movimento dei monaci itineranti e incarica il monaco Servando (venerato come santo) di fondare un monastero sulle pendici dei monti Ernici, che sorgono in territorio latino all’epoca denominato Campania. Servando fonda il monastero ne diventa primo abate e vi pratica la “Regula” nel modo in cui l’ha appresa attraverso l’intermediazione di Liberio. Siamo nei primi decenni del VI secolo. Benedetto da Norcia - corre l’anno 529 - prima di approdare a Montecassino, dove fonderà, per intercessione di Liberio, il suo archi cenobio sui ruderi di un tempio pagano, si ferma in omaggio all’amico san Servando nel monastero di san Sebastiano e apprende i principi fondamentali della Regula Magistri, che risulterà – come ormai comunemente si ritiene – fonte della successiva e ben più conosciuta Regola Benedettina.
All’interno del monastero di san Sebastiano si trova una lapide in pietra con lettere latine non datata contenente, fra l’altro, riferimenti al martire (San Sebastiano) e a San Servando. Nel 1223 ai benedettini subentrano le clarisse le quali costruiscono una nuova Chiesa decorandola con un pregevole ciclo di affreschi (attribuito ad artisti della cerchia di Pietro Cavallini) riguardanti preminentemente passi del Vangelo, ma di chiaro influsso assisiate. Nel 1441 il monastero è soppresso da Papa Eugenio IV e affidato alla Santa sede. Nel 1453 il Papa Nicolò V, annulla il suddetto dispositivo di soppressione e viene conseguentemente individuato un commendatario nella persona dell’umanista ed erudito bibliotecario del Vaticano Giovanni Tortelli “aretinus” il quale fonda nel monastero una scuola-cenacolo di storici intellettuali accreditati presso il Papa. Il luogo diventa un laboratorio di grande erudizione. È l’anno in cui Costantinopoli capitale dell’Impero romano d’Oriente è conquistata dagli arabi e tutti i saperi classici gelosamente custoditi nelle biblioteche di Bisanzio lungo tutto il millennio dell’impero d’Oriente (450-1453) vengono resi di libero accesso agli studiosi, anche Vaticani, che traducono i maestri del pensiero e dell’oratoria antica, come Platone, Aristotele, Demostene. In contemporanea il bibliotecario vaticano Tortelli, per volere del Papa Nicolò V, elabora un testo letterario denominato ‘Ortographia’ che diventa il documento base delle prime traduzioni dal latino al greco, proprio in anni in cui la nuova sensibilità umanistica restituisce testi fino a quel momento considerati perduti. Dal 1653 tutte le rendite del latifondo pertinenziale del monastero sono assegnate alla Chiesa di sant’Agnese in Agone, in Roma, patrimonio dei principi della Casa Doria Pamphili, con vincolo enfiteutico in favore dei coloni miglioratari. Dal 1853 l’intero possedimento, compreso il fabbricato monasteriale, è affrancato dal vincolo della miglioria e tramutato in proprietà privata in base al diritto civile. Tuttora esso è di proprietà privata con vincolo ministeriale.
All’interno della Badia così come è oggi, si è conservata una parte notevole del monastero costruito da Servando, inglobato negli edifici successivi. Le strutture del VI secolo, riconoscibili sotto i muri posteriori, si distinguono per la particolare tecnica muraria oltre che per le insolite finestre. Una parte del fabbricato già monastero o Abbadia, è ora adibita a dimora storica e sede dell’associazione “Alle origini del cammino di san Benedetto” la quale ha come suo scopo prioritario quello di promuovere il messaggio culturale, religioso e spirituale Benedettino, partendo del percorso ‘Originale’, compreso tra Subiaco e Montecassino. Lungo questa direttrice ha preso le mosse il grande movimento benedettino che può ora essere idealmente connesso e integrato in un itinerario maggiore, esteso a diverse nazioni europee, così da rendere più agevole la conoscenza e la comprensione reciproca tra i popoli, favorendo solidarietà, pace, fratellanza.
Il nostro progetto culturale e spirituale denominato “Via Benedicti”, ha l’obiettivo di essere riconosciuto da parte del Consiglio d’Europa quale “Itinerario Culturale Europeo” (ICE). È una finalità che perseguiamo sia in virtù del valore universale del culto di San Benedetto di cui ci sentiamo testimoni e depositari, sia per la densità del lascito benedettino del quale le nostre terre ostentano con orgoglio il segno indelebile. Il progetto è concepito secondo una visione unitaria che esalti il ruolo, le specificità ma anche la comunanza di valori civili e di fede espressi dai territori attraversati dagli itinerari benedettini. Il raggiungimento di questi obiettivi è, dunque, lo scopo basilare della nostra Associazione attraverso lo sviluppo del progetto ICE, affinché venga riconosciuto dalla Commissione europea in Luxemburg city. Con il sostegno della Regione Lazio, che recentemente ha ceduto all’associazione il dominio VIA BENEDICTI, e di una rete locale estesa ad altre Regioni italiane e connessa con altri Enti pubblici, ci prefiggiamo di ottenere l’ambito accreditamento e di operare per la solidarietà dei popoli europei di cui san Benedetto è il degno Patrono.
La badia è visitabile il sabato e la domenica mattina chiamando preventivamente il 338 1566 669
Dr. Carlo Fragomeni - Presidente dell'Associazione "Alle origini del Cammino di san Benedetto"