UFFICIO NAZIONALE PER LA PASTORALE DEL TEMPO LIBERO, TURISMO E SPORT
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

L’armonia nello sport

Un aiuto per stabilire fraterne relazioni fra gli uomini di tutte le condizioni, di nazioni o di razze diverse
30 Ottobre 2019

Se assistiamo ad una competizione sportiva, magari inconsapevolmente, viviamo una esperienza ancestrale di sublimazione dello scontro e della guerra, l’estremità più disarmonica e distruttiva della vicenda umana. Il terreno di gioco è il campo di ciò che potrebbe trasformarsi in una battaglia.

Eppure proprio l’elemento ludico, caratteristica fondante dello sport, introduce una possibilità catartica: la magica possibilità di una interpretazione nuova della realtà. Gli opposti anziché essere causa di distruzione, possono diventare, nella rappresentazione sportiva, motivo di generazione di energia positiva.

Nello sport possiamo vivere la straordinaria possibilità di risolvere pacificamente gli opposti, dunque può scaturire, da tale esperienza, una nuova visione per cui le diversità diventano risorse che alimentano la vita, che danno energia all’esistenza. Del resto la fisica evidenzia che le leggi che governano la natura si basano sull’esistenza e la relazione fra elementi opposti e confliggenti: a partire dall’atomo fino al meteo.

Se la realtà materiale è manifestazione della prodigiosa combinazione armonica degli opposti, la sport può assurgere a luogo di esemplificazione dell’armonia nella vicenda umana, spazio di sperimentazione di relazioni umane virtuose, dove le differenze diventano ricchezza e sprigionano energia. Certamente, l’esito non è automatico, tantomeno scontato, poiché determinante diventa l’intenzionalità, l’uso responsabile e creativo della libertà.

C’è una legge, conosciuta a tutte le latitudini, ispirata dalla religione e frutto dell’intelligenza dell’uomo, che è chiamata regola aurea, per il suo prezioso valore e le sue importantissime conseguenze: “fai agli altri ciò che vorresti fosse fatto a te”. Essa è la base di una visione universalmente fraterna delle relazioni umane. Può essere presa a modello anche nello sport e se i protagonisti ne fanno tesoro, allora è più probabile che assistere ad una competizione diventi una straordinaria occasione ri-creativa, dove la competizione risponderà alla chiamata a concorrere al raggiungimento di una stessa meta, gli atleti daranno tutto se stessi e riconoscendo il valore dell’altro potranno essere grati della sua partecipazione.

E’ la vocazione dello sport ed è per questo che la partita si chiama incontro, la gara  com-petizione.

Paolo Cipolli, presidente di Sportmeet for a United Worl