UFFICIO NAZIONALE PER LA PASTORALE DEL TEMPO LIBERO, TURISMO E SPORT
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Lo svilimento del corpo

Sta diventando sempre più normale la specializzazione unidirezionale del singolo talento
12 Febbraio 2020

La pratica sportiva ha subito profondi cambiamenti dagli anni settanta ad oggi:

  • L’atleta di alto livello è stato sempre più indirizzato verso una pratica a tempo pieno, costituita da allenamenti e programmi di gare vieppiù impegnativi. Conseguentemente, si è richiesta all’atleta una dedizione totale, spesso a scapito dello studio o dell’avviamento professionale, senza alcun compenso e possibilità di compensazione per il suo futuro.
  • Il sistema sportivo si è auto definito esperto di attività motoria e sportiva dei bambini, offrendo invece loro il “topolino” della specializzazione precoce, dimenticando il loro bisogno di gioco e di crescita personale.
  • Una percentuale preoccupante di praticanti sportivi adulti e anziani si è fatta attrarre da un modello imitativo dello sport di alto livello, così promuovendo uno sport “amatoriale” malato.

Le cause di queste distorsioni sono state molteplici:

  • I Corsi di laurea in Scienze motorie non hanno formato, salvo rare eccezioni[1], insegnanti e metodologie atte a proporre pratiche sportive sostenibili dai comuni praticanti (giovani o anziani).
  • Il Ministero dell’Istruzione ha dimenticato le proprie competenze ed ha ridotto la pratica motoria e sportiva deli studenti a cenerentola dei programmi scolastici, così delegando la gestione dello sport giovanile alle sole società sportive.
  • Le Federazioni sportive nazionali si sono mosse con miopia ed egoismo, mai creando tra loro una joint venture per offrire ai giovani praticanti e alle loro famiglie una pratica polisportiva, ricca di contenuti. Quanto alla pratica sportiva amatoriale, le Federazioni sportive l’hanno strumentalizzata come fonte di guadagno (quote versate per il tesseramento e per l’iscrizione alle gare) senza minimamente preoccuparsi delle conseguenze di una pratica sportiva squilibrata, esagerata in raffronto all’età ed allo stato di salute.
  • I produttori di farmaci e di integratori alimentari hanno trasformato in questa insana imitazione del campionismo per aumentare le vendite.

Per questa serie di ragioni ci ritroviamo in Italia con una pratica sportiva giovanile ed amatoriale discretamente diffuse ma interpretate impropriamente, con le conseguenze che ormai ben si conoscono: nei bambini, abbandono precoce della pratica sportiva; negli adulti, micro e macrotraumi causati da una pratica troppo impegnativa e ripetitiva, rischi di vario genere per la salute.

Al nostro Paese si offre ora la possibilità di cambiare grazie al progetto governativo “Sport e benessere”, purché esso si tramuti:

- in potenziamento dell’attività motoria e sportiva in ambito scolastico,

- costruzione di semplici (economici) ma funzionali impianti per lo sport giovanile e per lo sport amatoriale,

- sviluppo delle aree verdi pubbliche;

- predisposizione di linee guida per le diverse età, allo scopo di promuovere una pratica sportiva adatta e sostenibile.

[1] Come nel caso del progetto “Joy of moving” ideato dalla professoressa Caterina Pesce dell’Istituto Universitario di Scienze Motorie (IUSM) del Foro Italico di Roma.

Prof. Alessandro Donati, Maestro dello Sport - Roma