di Alessandra Valente
Il tempo è una coordinata che nel periodo di lockdown ha chiesto a ciascuno di noi di essere ricompresa e, spesso, ricalcolata. Le due newsletter prima delle vacanze vogliamo dedicarle proprio al tempo e alla sua ricomprensione, andando a Lucca per chiedere a due realtà contemplative di aiutarci a ristabilire col tempo un rapporto rinnovato. La prima tappa è il Monastero delle Carmelitane, dove incontriamo Suor Elisabetta. Dietro le grate, il tempo, pur misurandosi come al di fuori in secondi, minuti e ore, acquista un significato diverso dal nostro tempo "pieno".
Potremmo dire che in monastero il tempo viene compreso come tempo liberato? Perché?
Il tempo è ormai liberato, perchè Gesù Risorto, nato nella pienezza dei tempi è il Vivente e cammina con noi ogni giorno. Lui, ci ha salvati, liberati. La sua salvezza si realizza nella nostra vita e il tempo diventa liberato anche nel concreto della nostra esistenza grazie alla nostra progressiva apertura al Suo amore.
Apparentemente il Monastero, sembra un mondo segnato dai confini e dal limite: nello spazio, nelle relazioni, nello scorrere del tempo scandito quotidianamente dall’orario. Il limite, scelto e accolto come dono e opportunità, favorisce l’attenzione all’interiorità e custodisce l’intensità della vita di preghiera e di fraternità, fa del Monastero un “mondo concentrato” dove si vive “il tutto nel frammento” e dove si aprono gli orizzonti interiori in un cammino verso la libertà del cuore. La vita non viene “ristretta”, ma scendendo in profondità, abbraccia e incontra nel frammento ciò che è “umano” e vitale per l’umanità. Questo avviene nel tempo che è il nostro spazio vitale, infatti tutto ciò che sentiamo, pensiamo, incontriamo, viviamo è “nel tempo”. C’è il passato, il futuro, e c’è il presente: l’oggi, frutto del passato e preparazione del futuro. L’oggi è il nostro tempo, quello che abbiamo a disposizione e da abitare in pienezza. É nel qui ed ora che siamo chiamati a vivere ed esercitare la nostra responsabilità e capacità di scelta nei confronti della vita. Scriveva S. Teresa di Gesù Bambino “per amarti, o Gesù, non ho che l’oggi”( P 5). In Monastero la vita di preghiera ci aiuta all’attenzione all’attimo presente, lì dove incontri il Signore che ti è vicino e lì dove sei presente tu con i tuoi sentimenti, desideri, pensieri, relazioni, qui ed ora. Vivendo consapevolmente il tempo presente, scegliendo Chi e cosa cercare, la vita risulta “piena”, ricca, pacificata. Il silenzio aiuta molto in questo. Nel silenzio si entra in contatto con il proprio mondo interiore, con i propri sentimenti, le paure, i desideri, i ricordi delle cose belle vissute e di cui ringraziare e delle cose dolorose che hanno bisogno di essere integrate e rilette alla Sua luce. Passato e presente, vengono progressivamente liberati dalla luce della resurrezione che pacifica la vita, la libera per la relazione, lo apre all’abbandono in Dio e la sostiene nell’incertezza del futuro. Ciò che è accaduto nel “nostro tempo” diventa la nostra storia di salvezza, il nostro cammino di liberazione. Il tempo non è più un contenitore in cui abitare stretti , di cui subire inevitabilmente il passaggio e da riempire di tante cose per timore di fermarsi ad ascoltarsi o ascoltare, ma diventa lo spazio dell’attesa di Lui, della relazione con se stessi, con Dio e con i fratelli. In Monastero poi è l’obbedienza che ci affida i compiti da assolvere ed è l’obbedienza alla fraternità e alla vita, che segna la nostra giornata. Il tempo non è nostro, ma ci è affidato per il servizio. Ciò che sembra una costrizione è un grande aiuto per la libertà. La regola di vita favorisce la ricerca di quanto si desidera e allo stesso tempo sostiene nel mantenere fede ai desideri nei momenti di fatica. Anche questo è tempo liberato e liberante.
Nello scorrere del tempo è possibile percepire lo scorrere di Qualcuno? Ci può raccontare la sua esperienza?
Come dicevamo, il tempo scorre ma non è vuoto, è abitato da una Presenza ed è lo spazio di un incontro. Non siamo soli, mai. Ci accompagna Colui che ci ha chiamati amici e ha promesso di rimanere con noi ed è accanto a noi anche quando non ci pensiamo o non ce ne accorgiamo, anche quando tutto sembrerebbe dirci il contrario. Scriveva S. Elisabetta della Trinità “ Ho trovato il mio cielo sulla terra, perché il cielo è Dio e Dio è nel mio cuore”( L 107). Si possono attraversare momenti di buio nella fede, di smarrimento, di aridità. Il Signore passa anche in questi momenti, sono tappe preziose in cui il desiderio cresce e la fede si fortifica. Sono le tappe del nostro pellegrinaggio. Se lo desideriamo il Signore ci aiuta a cogliere i segni della sua presenza nel susseguirsi delle stagioni della nostra vita segnate da crescita, scoperte, cadute, ritardi, desideri, incontri. E Lui si adatta al nostro ritmo. Ho fatto esperienza che ogni volta Lui è stato lì, mi ha preceduto, atteso, mi ha rialzato, mi ha stimolato, mi ha accolto. E’ nello scorrere del tempo che si sta costruendo “la nostra amicizia”, nella reciprocità e accoglienza. Ormai so che Lui mi accoglie come sono e desidera condurmi a somigliare sempre più a Lui. Non finisco di stupirmi quando mi accorgo che tutto ciò che nel tempo mi è accaduto, di bello o di faticoso, tutto “serve allo scopo”. Lui fa che tutto concorra al mio bene, anche le mie cadute, perché niente mi può separare da Lui. Mi aiuta tanto la preghiera silenziosa, questo “scambio di sguardi”, nei momenti di gioia e anche nei momenti di aridità in cui faccio più fatica a stare lì davanti a Lui. Comprendo che il cuore viene educato all’attesa, al desiderio. Tutto avviene nella concretezza del tempo, consegnando a Lui ciò vivo, perché da Lui riceva senso.
Il Signore aiuta anche a scoprire i segni del Suo passaggio nelle vicende del mondo, anche lì dove tutto sembra notte e sembra dire il contrario. La Sua presenza giunge attraverso tante persone, tanti gesti di bene, tanti atti di solidarietà, tanta forza che sboccia e volge al bene situazioni negative. Penso a quanta santità è sbocciata anche nei campi di sterminio! Quanto amore abbiamo toccato con mano in questi mesi così difficili per tutti! Apparentemente sembra che siano il dolore e il male ad avere la meglio, ma nascosta c’è ormai operante la Risurrezione di Gesù che ha vinto la morte e dona anche a noi di partecipare al suo mistero pasquale.
Per molti il tempo da dedicare a Dio è tempo perso. Ma nella logica del “perdere per ritrovare” che gioia si prova a vivere “fuori dal mondo”? Cosa ci suggerisce per non sprecare il tempo, visto che il tempo sprecato è perduto?
Nessuno di noi penserebbe che il tempo dedicato ad un amico o alla persona amata è tempo perso. Se nella esperienza umana la relazione con una persona significativa ci fa bene e ci fa crescere, quanto più la nostra Relazione con il Signore, l’Amico che ama stare con noi e ci dona la sua vita. Dedicare tempo a Lui non è una cosa in più da fare, ma è ciò che ci fa essere sempre più noi stessi, persone che si ricevono come dono e scoprono chi sono, da dove vengono, verso cosa camminano. Il tempo dedicato a Dio è allora il tempo dell’amore e dell’incontro, il tempo della verità e della crescita. Scriveva S. Teresa di Gesù che “la preghiera è stare da solo a solo con Colui da cui sappiamo di essere amati”( Vita 8,5). Stare con Lui ci fa entrare nella sua logica che è proprio “rovesciata” rispetto ai nostri parametri. Non è il possesso egoistico che dona la felicità, ma il dono accolto e ridonato. Questo è stata la vita di Gesù che si è ricevuto dal Padre e si è riconsegnato al Padre portando nel cuore tutti noi. Si è in Monastero perché si desidera rispondere totalmente all’amore consegnando a Lui tutta la nostra povertà, in solidarietà con tutti i fratelli. Sembra un paradosso, ma si entra in Monastero, venendo in disparte, perché si ama il mondo e si desidera esservi presenti “ a modo nostro”. Ogni giorno di più faccio l’esperienza che la preghiera e la fraternità, lo “stare” nella relazione con Dio, con le sorelle, con me stessa, in uno spazio limitato che non consente fughe ma che “obbliga” alla verità, mi accompagna nella conoscenza delle profondità del mio cuore, nella mia povertà e lì mi sento unita e solidale con tutto ciò che abita il cuore dell’uomo. Da lì, unita a Lui sento che raggiungo i confini dell’umanità e del mondo. Allora trovo tutto e vedo che non ho perso niente, ho trovato ciò che in profondità è il senso di tutto. “Miei sono i cieli, mia è la terra… perché Cristo è mio e tutto per me” canta S. Giovanni della Croce nell’Orazione dell’anima innamorata.
Mi sembra che il tempo non sia sprecato quando si sceglie come impiegarlo e secondo il fine che si vuole dare alla propria esistenza. Tutte le dimensioni della vita sono importanti: la preghiera, il lavoro, lo studio, lo stare insieme in famiglia e con gli amici, anche lo svago e il gioco sono dimensioni importanti da coltivare. Ciò che rende tutto tempo impiegato bene è l’uso consapevole che se ne fa. L’essere coscienti di cosa si sceglie e per quale fine lo si sceglie. Il tempo è prezioso, perché è abitato da Qualcuno e perché è nel tempo che viviamo, cresciamo, ci realizziamo. Il tempo è uno dei doni che il Signore ci ha fatto e i doni sono sempre per il nostro bene.