Un nuovo progetto, volto a riscoprire l'antica tradizione del pellegrinaggio, sta prendendo forma ai piedi della Giara, l'imponente altopiano che domina la regione della Marmilla e del Sarcidano nell'isola di Sardegna. L'Arcidiocesi di Oristano, attraverso l'Ufficio della Pastorale del Turismo, ha iniziato a testare un percorso di 100 km che collega 17 borghi distribuiti intorno alla Giara. Si tratta di un itinerario che punta a valorizzare il patrimonio naturale e culturale del territorio e al contempo a contribuire a creare una nuova occasione di riflessione umana e spirituale in vista del Giubileo del 2025.
Il cammino, definito come "Periplo dei 17 Paesi ai Piedi della Giara", prevede un tragitto che attraversa i piccoli borghi di Gesturi, Barumini, Las Plassas, Tuili, Setzu, Genuri, Sini, Gonnosnò, Figu, Albagiara, Escovedu, Usellus, Assolo, Senis, Nureci, Genoni e Nuragus. "Il nostro obiettivo", spiega don Ignazio Serra, incaricato regionale per la Pastorale del Turismo, "è far conoscere non solo le meraviglie naturali della Giara e i suoi famosi cavallini selvatici, ma anche la storia e la cultura millenaria di questi borghi. Vogliamo dare nuova vita perché i flussi turistici tradizionali abbiano il tempo e occhi per vedere nella calma e la gioia della scoperta e della sorpresa del piccolo come bello".
Il progetto, che nasce con l'intento di offrire un'esperienza di pellegrinaggio lenta e immersiva, si ispira ai grandi cammini spirituali come quello di Santiago de Compostela. "Stiamo lavorando per creare un percorso di 3\4 giornate, che i pellegrini potranno estendere anche a 5\6 giorni per esplorare a fondo i tesori di questi paesi", continua don Ignazio. "È un invito a riscoprire la lentezza, a prendersi il tempo per apprezzare non solo il paesaggio, ma anche la gente che vi abita, le tradizioni e la spiritualità che permeano questo territorio".
La prima fase del progetto è già stata avviata: un gruppo di 6 pellegrini ha completato il primo test del percorso nei primi mesi del 2024, coprendo tutti i 100 km. Ora, l'obiettivo è perfezionare l'itinerario, scegliendo i sentieri e cedendo all'asfalto solo là dove non è possibile diversamente e comunque sempre il meno possibile. "Il prossimo passo", aggiunge don Ignazio, "sarà testare il percorso senza interruzioni, con pernottamenti nei paesi ospitanti. Vogliamo creare un'esperienza autentica, che permetta ai pellegrini di entrare in contatto con la vita quotidiana dei borghi, visitare le chiese, i piccoli musei del territorio, i siti storici e partecipare alle celebrazioni religiose".
L'iniziativa ha anche un forte valore sociale ed economico: l'idea è di coinvolgere attivamente le comunità locali, affinché siano esse stesse protagoniste di questa rinascita. "Presenteremo il progetto in ogni paese", spiega don Ignazio, "ascoltando i suggerimenti delle parrocchie, delle amministrazioni comunali e dei cittadini. Il cammino deve essere un'esperienza condivisa, radicata nella cultura e nella vita dei 17 centri. Puntiamo a creare un flusso di pellegrini che coinvolga anzitutto i locali, affinché siano i primi a credere in questa opportunità e a farsi ambasciatori convinti e convincenti".
Il cammino, infatti, ci sia augura possa contribuire ad arrestare il fenomeno dello spopolamento, che minaccia molti piccoli centri della Sardegna. "Abbiamo davanti un'opportunità per dare nuova linfa alle nostre comunità", afferma con convinzione don Ignazio. "Se riusciremo a creare un sistema di accoglienza per i pellegrini, con strutture come 2 o 3 delle case parrocchiali, ora disabitate, che potrebbero fungere come ostelli\albergue, stile Santiago, in cooperazione con la diocesi, le amministrazioni e gli enti locali, così da rivitalizzare questi paesi, che altrimenti rischiano di scomparire".
Con il Giubileo ormai alle porte, il progetto del Periplo dei 17 Paesi ai Piedi della Giara rappresenta non solo un'opportunità di crescita spirituale, ma anche un modo per riscoprire la bellezza della lentezza e della connessione con la terra, da cui trarre sostentamento e da custodire e curare, come insegna papa Francesco nella Laudato Si', seminando bellezza e non inquinamento e non sfigurandone il paesaggio con pale eoliche e dai parchi fotovoltaici che si vorrebbero impiantare oltremisura contro la volontà popolare. Un invito, in fondo, a diventare "pellegrini di speranza", come recita il motto del Giubileo, e a camminare verso un futuro dove fede, cultura, cura e rispetto del territorio possano camminare insieme.