UFFICIO NAZIONALE PER LA PASTORALE DEL TEMPO LIBERO, TURISMO E SPORT
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Parigi 2024: il racconto del cappellano

Una meravigliosa avventura
24 Settembre 2024

Quando mi hanno chiesto di partecipare alle olimpiadi di Parigi come cappellano della delegazione olimpica italiana, ho davvero avuto un tuffo al cuore per l’emozione. Amo lo Sport e credo sia un linguaggio universale di educazione e fraternità, pur con tutte le sue contraddizioni e i suoi limiti. La vita si deve riempire di passione e lo sport, per molti, è una delle più grandi.

Partiamo dall’inizio.

Io sono parroco di due parrocchie in città a Novara e insegno in un liceo scientifico statale da oramai trent’anni. Ho avuto l’opportunità di avvicinarmi al mondo sportivo proprio in seminario con i miei amici e futuri confratelli. Da diversi anni svolgo un servizio di collaborazione con l’ufficio della CEI per la Pastorale del Tempo libero, turismo e sport, seguendo progetti di formazione sportiva e pastorale. Mi preme ringraziare la CEI per la proposta e per la fiducia e il CONI che per tutta l’esperienza si è preso cura di me (ero alla prima olimpiade) con grande attenzione e gentilezza.

La parola gentilezza è quella che mi è risuonata nella mente per tutti i 20 giorni dell’olimpiade. Tutti la praticavano come se fosse uno sport “olimpico”: sorrisi, disponibilità, cura, educazione: davvero un grande esempio di comportamenti sportivi a 360°.

A Parigi era presente tutto il mondo, riunito in una grande festa di fraternità, quasi tutti giovani, riconoscibili per le loro origini dalle divise o dallo sventolio delle loro bandiere.

Per quanto mi riguarda io ho fatto … il parroco, dicendo messa la domenica e ascoltando o conoscendo con discrezione e con attenzione chiunque ha avuto il piacere di passare qualche momento con me. Ho incontrato persone speciali che ora ho nel cuore e che ricordo con affetto. Per molti giorni ho potuto condividere il clima di festa che si è respirato nel villaggio. Pur essendo tutti pronti a gareggiare e a competere (e immaginate i sacrifici fatti e la fatica anche solo per essere presenti), dentro il villaggio c’era un clima di serenità: dalle chiacchierate nella mensa comune, ai sorrisi, agli incontri di atleti e responsabili di nazioni diverse che fraternizzavano anche giocando a calcetto e ping pong, tutto aveva un senso di apparente normalità.

Credo che la presenza di un sacerdote nel Villaggio Olimpico sia di grande utilità: il solo esserci porta, per chi ti incontra, subito, un respiro diverso e dei discorsi di senso ampli e significativi. Sono convinto che la Chiesa in uscita passi anche da queste esperienze, discrete, attente e aperte al mistero della vita che c’è in tutti i figli di Dio, da qualunque parte del mondo vengano e qualunque esperienza di fede professino.

E c’è lo sport, il vero protagonista di questa grande avventura. Molte le emozioni da raccontare, ne scelgo due: la sportività del pubblico e la finale dei cento metri.

La sportività è stata travolgente, coinvolgente, non solo per il “tifo” a cui forse siamo abituati, ma per l’entusiasmo con cui venivano accompagnati gli atleti di tutte le nazioni in tutte le discipline, talvolta bisognava tapparsi le orecchie perché i decibel erano davvero alti: eravamo dentro una grande festa gioiosa e in alcuni momenti guardandomi attorno riuscivo a scorgere con un sorriso tante famiglie, giovani e bambini coinvolti nella competizione come se fossero atleti in pista o in piscina.

Nella finale dei cento metri (la gara sportiva più vista al mondo) prima dello sparo dello starter si è creato un tale silenzio, quasi surreale, che riuscivo a sentire lo scorrere della Senna che passava accanto allo stadio con 80.000 persone raccolti in un silenzio carico di incertezza anche perché nessuno poteva sapere come sarebbe andata a finire. Poi lo sparo e un entusiasmo folle durato meno di 10”. Un’emozione indimenticabile.

Posso dire che sono stato felice di avere stato parte di questa meravigliosa avventura e che mi porto dentro tante riflessioni da sviluppare in questi prossimi anni a servizio dello sport che è di casa nella Chiesa.

Don Franco Finocchio, cappellano di Italia Team a Parigi 2024