Se vuoi capire qualcosa di una persona del passato metti i tuoi piedi dove anche lei ha camminato. Con questa convinzione l’Ufficio Nazionale per i problemi sociali e il lavoro della CEI ha organizzato la route 2024 sulle orme del venerabile don Tonino Bello. I luoghi del suo ministero, prima di essere nominato vescovo di Molfetta, aiutano a comprendere una spiritualità.
Dal 26 al 31 agosto 25 giovani seminaristi e animatori di comunità del Progetto Policoro provenienti da tutta Italia hanno percorso oltre sessanta chilometri in Salento, da Torre Pali al Santuario di Santa Maria di Leuca, passando per Ugento, Taurisano, Ruffano, Specchia, Alessano, Novaglie, Gagliano del Capo e Leuca. L’itinerario tocca i due mari del Mediterraneo, dallo Ionio all’Adriatico, dalla meravigliosa spiaggia delle marine di Salve e Ugento fino al Sentiero delle Cipolliane, che si inerpica al ponte del Ciolo per poi raggiungere, attraverso strade di campagna, il faro di Leuca.
Sono stati giorni intensi, che hanno permesso, a partire dalla testimonianza evangelica di don Tonino Bello, di approfondire i principi della dottrina sociale della Chiesa: la centralità della persona, la solidarietà e il bene comune, la sussidiarietà e la partecipazione, la destinazione universale dei beni. L’accostamento ai testi del magistero si è affiancato all’ascolto di narrazioni significative del territorio: Vito della Cooperativa sociale I.P.A.D. Mediterranian; Valentina, sindaca di Melpignano, la città della “Notte della Taranta”; Emanuele e Flavia della Fattoria Pugliese Diffusa APS che ha sede a Taurisano.
Si tratta di fiori all’occhiello del territorio salentino che ha conosciuto il boom del turismo grazie al meraviglioso mare, ma che soffre anche delle difficoltà di molte aree interne del Mezzogiorno. I loro racconti hanno colorato di speranza le tappe del cammino, perché c’è un Salento che non si arrende al degrado e c’è un’umanità che si mette in gioco per offrire opportunità di riscatto. Il pensiero sociale della Chiesa è già realtà nella vita di persone, associazioni, cooperative e comunità. I principi non sono astrazioni lontane dalla vita, ma criteri di orientamento e luci per le scelte che rafforzano i legami sociali.
Il momento più importante è stato presso la tomba di don Tonino al cimitero di Alessano, con la preghiera e la riflessione guidate da don Stefano Ancona, rettore del Santuario mariano di Leuca. Sono emersi i tratti profondamente umani di un innamorato di Cristo e del Vangelo. Un prete dedito ai poveri e agli ultimi, un testimone di pace e di nonviolenza. Le perle spirituali del vescovo di Molfetta sono emerse a più riprese, a partire dal Seminario minore di Ugento, che don Tonino ha servito per quasi vent’anni, fino alla Fondazione di Alessano, presidiata al nostro passaggio da una cugina del Venerabile. I racconti di chi lo ha conosciuto lo hanno reso vivo e vicino. Il suo messaggio appare di un’attualità impressionante. I suoi testi sono un esempio comunicativo e parlano ancora alla Chiesa di oggi. Il suo impegno sociale, dettato dal Vangelo, è testimonianza di servizio agli ultimi. La cura per l’accompagnamento vocazionale delle persone appare un capolavoro educativo. I luoghi del suo ministero parlano di lui.
Le giornate sono state scandite da momenti di preghiera e celebrazioni, prima, durante e dopo il percorso. Il cammino ha fatto il resto. Ha creato e rafforzato legami di amicizia. Ha permesso il confronto e il dialogo. Ha messo alla prova fisicamente nella fatica. Ha allenato la contemplazione grazie ad albe, tramonti e panorami mozzafiato. Ci hanno parlato di bellezza persino le strade secondarie delimitate dai muri a secco, gli ulivi resi scheletri dalla xylella, le piante di fico, le viti e i fichi d’india selvatici cresciuti in tanti angoli del territorio.
I partecipanti alla route portano con sé anche i preti incontrati giorno dopo giorno: don Davide, rettore del Seminario di Ugento, con la sua disponibilità disarmante; don Gionatan, parroco alla Chiesa madre di Taurisano, protagonista di un’accoglienza generosa; don Rocco, parroco a san Francesco di Ruffano, che ha allietato una serata con il suono della fisarmonica… Molti altri incontri meriterebbero un cenno, col pericolo di dimenticare qualcuno.
Cosa resta di questa settimana di route? Ciò che è maturato e custodito nel cuore di ciascuno grazie alla condivisione. Il “Bello” del sociale è che non siamo mai all’anno zero. La differenza la fanno le persone. Nella società come sulla strada. Chi cammina sente stanchezza, ma riconosce la solidale fragilità del fratello o della sorella che ha a fianco. Si cresce così, sia nella vita che nella vocazione.
Viene alla mente un celebre passaggio di don Tonino:
“Vocazione. È la parola che dovresti amare di più.
Perché è il segno di quanto sei importante agli occhi di Dio.
È l’indice di gradimento, presso di Lui, della tua fragile vita.
Sì, perché, se ti chiama, vuol dire che ti ama.
Gli stai a cuore, non c’è dubbio.
In una turba sterminata di gente risuona un nome: il tuo.
Stupore generale.
A te non aveva pensato nessuno.
Lui sì!
Più che “vocazione”, sembra una “evocazione”.
Evocazione dal nulla.
Puoi dire a tutti: si è ricordato di me.
E davanti ai microfoni della storia (a te sembra nel segreto del tuo cuore) ti affida un compito che solo tu puoi svolgere.
Tu e non altri”.
Parole di un giovane prete. Parole sempre giovani. Parole per giovani in cammino.
di don Bruno Bignami, Direttore dell’Ufficio Nazionale per i problemi sociali e il lavoro