UFFICIO NAZIONALE PER LA PASTORALE DEL TEMPO LIBERO, TURISMO E SPORT
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Responsabilmente liberi

"Lo sport ci ricorda che la vera libertà deve essere responsabilità"
2 Luglio 2019

Siamo giudicati dalle nostre azioni, dunque dalle nostre scelte. Nella vita come nello sport il dono della libertà è prodigio da trattare con delicatezza.

Quando l'interpretazione è a vantaggio dell'individuo e non della persona, possiamo compiere scelte irresponsabili, pericolose per noi ma specie per gli altri. L'atleta che punta esclusivamente ad una carriera d'altissimo profilo economico sarà disposto più di altri a servirsi d'una libertà che non si pieghi ad alcuna regola, esattamente come l'appassionato di velocità pigerà sul pedale senza cura dei limiti imposti.

I rischi? Per il primo la tentazione del doping, o difficoltà sia ad ascoltare i consigli del coach sia ad accettare le decisioni dell'arbitro; per il secondo la sbandata in curva e il salto di corsia. Entrambi mettono a repentaglio l'integrità dell'altro da sé: società, compagni di gioco, guidatori di altri veicoli. Benedetta la regola dunque: ricorda al nostro 'io' il suo posto tra gli altri, non fuori, e quel limite che ad ogni natura è dato insieme alla libertà. "La libertà vive delle regole e della disciplina", scriveva l'allora cardinale Ratzinger nel 1978, "che fanno imparare lo stare insieme e la retta competizione, l'indipendenza dal successo apparente e dall'arbitrio e così si diventa veramente liberi".

L'allenatore insegna tecnica e tattica ai suoi atleti, l'arbitro e il giudice applicano per ogni disciplina un regolamento: veri e propri educatori non solo al gioco ma alla vita, specie per chi è in tenera età.

Quell'apparente disagio che ciascuno avverte talora di fronte a leggi, norme, regole è frutto infatti dello slancio verso l'infinito piacere che ogni uomo ha connaturato in sé.

Ma è proprio la regola - se inserita all'interno di una dimensione umana e progressiva - a regalare pienezza al nostro essere liberi. Essa aiuta a riconoscere noi stessi nel limite e l'altro dentro la nostra vita.

Cos'è l'avversario sportivo se non un ostacolo necessario e meraviglioso tra noi e la felicità? Proprio grazie a lui, alla sua forza, alle sue capacità siamo stimolati a migliorarci. Senza, rimarremmo immobili nella vita.

Pertanto non può esistere vera libertà se non accettiamo responsabilmente che limite e altro da noi sono risorsa ineludibile: ci chiedono allenamento costante, non scorciatoie. Solo così arriveremo al sottile sapore della vera libertà.

Prof. Andrea Barbetti