Era la prima volta che mettevo piede nel continente considerato la terra madre dell’umanità. L’occasione è scaturita da un invito per partecipare al primo convegno del Movimento Umanità Nuova dell’East Africa.
Un centinaio di donne ed uomini di dodici diversi paesi, dal Sud Africa al Sudan, dal Congo al Madagascar, impegnati in diversi campi di azione sociale, si sono dati appuntamento nel Centro Mariapolis Piero alla periferia di Nairobi per condividere buone pratiche, cogliere nuove ispirazioni, sviluppare la rete e confrontarsi anche con un gruppo proveniente dall’Italia, fra cui alcuni del Centro per il Dialogo con la Cultura del movimento dei Focolari, una curiosa compagine costituita da due architetti, uno scienziato dell’ENEA ed una professoressa di Sociologia della Sapienza di Roma oltre al sottoscritto, responsabile di Sportmeet.
Eravamo arrivati nella notte, ma già nella prima mattina ci aspettava un impegno, maturato nei giorni prima della partenza: un simposio presso la CUEA (Catholic University of Eastern Africa) nella Faculty of Arts & Social Sciences sul tema della sostenibilità con una quarantina fra professori, studenti e specializzandi. E’ stato un momento di confronto molto intenso, ricco di contributi in un clima di proficuo dialogo.
Non credevo potesse risuonare così forte il tema “sportivo” . Avevo preparato una relazione sul contributo dello sport alla sostenibilità sociale dal titolo “Sport moves people and moves ideas”. Sono stati sorprendenti gli echi ricevuti riguardo non solo alla multidisciplinarità che come ospiti rappresentavamo, ma anche la riconduzione ad un unico dialogo dato dalla sfida della transdisciplinarità, dove è venuto in evidenza come lo sport possa dare un contributo suo specifico e forse insostituibile allo sviluppo culturale.
Nei giorni successivi la stessa apertura l’abbiamo ritrovata nei partecipanti al convegno di “Umanità Nuova”. La capacità del continente africano di mettere insieme testa cuore e mani è emersa limpidamente anche per lo spirito comunitario dell’Ubuntu che abbiamo potuto approfondire ed apprezzare anche grazie al calore dell’accoglienza, culminata con la festa e le danze nei costumi tradizionali l’ultima sera prima di riprendere il viaggio per Roma.
Si sono aperte nuove interessanti possibilità di dialogo e rapporti che potranno svilupparsi nel tempo. La prima occasione sarà nell’estate 2020 dove centinaia di ragazzi che arriveranno da diversi paesi africani, ma anche da altri continenti potranno fare un esperienza di condivisione e di servizio, partendo proprio dal messaggio del progetto di Sports4Peace che Sportmeet promuove già da diversi anni anche in contesti segnati dai conflitti di questa bellissima e martoriata terra.
Ritornando in Europa non abbiamo potuto non pensare ai viaggi che tanti devono affrontare fra mille peripezie nella stessa nostra direzione del ritorno, in fuga dal degrado. Un degrado che assume molte forme e quella che più ci ha colpito è quella culturale.
Un continente che ha visto scardinare una civiltà fortemente comunitaria da cui avremmo molto da imparare e che rischiamo di perdere completamente per il distruttivo intervento esterno degli ultimi due secoli e che, purtroppo, non si è ancora fermato.
Paolo Cipolli, Presidente di “Sportmeet for a United World”