Carissima Strada,
sicuramente qualcuno mi prenderà per pazzo ascoltando queste parole rivolte a te, che spesso sembri senza voce e senza anima, ma che se potessi parlare… quante cose ci racconteresti di te e con quante storie di cui sei stata testimone riempiresti la nostra bisaccia di curiosoni. Se oggi mi fermo a guardarti, non è per ammirare le tue curve o per scansare i tuoi sassi, ma per ascoltare quell’invito che porti inciso sulla fronte e che si fa possibilità per tutti: «Venite e vedrete».
Non c’è da fare troppi giri di parole. Non fa per te chi ama le pantofole e le comodità. Non fa per te chi è ricco delle proprie opinioni e dei propri interessi. Non fa per te chi non ha più niente da imparare o da rivedere. Perché tu sei proposta per chi ha il coraggio di uscire dal proprio mondo per mettersi a cercarne un altro… magari col naso all’insù. Sei possibilità di chi cerca un angolo di mondo dove ritrovarsi, magari guarendo da ferite che i giorni gli hanno procurato… ma bisogna avere il coraggio di uscire! Se non altro perché…
Tal pais dai zuète, duc’ a’ crodin di cjaminà drets. E allora bisogna uscire, per fare esperienza di un modo alternativo e, oso dire, sovversivo di ascoltare la vita con le sue domande e con i suoi bisogni. Ascoltare la vita per scoprire la preziosità di ogni scorcio e di ogni volto, l’unicità di ogni vetta e di ogni gesto. E ogni tanto, cara strada, sedersi ai tuoi bordi per fare il punto della situazione e avere il coraggio di dire chiaramente di essersi accorti di…
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