di Alessandra Valente
“Buongiorno a tutti! Io sono Diana Bacosi e sono di Città della Pieve (PG), Sono nata il 13/07/1983 e sparo nello skeet da quando avevo 14 anni. Il fucile che mi accompagna a Roma, dove si trova il mio campo tiro di allenamento, sono un atleta militare, e la mia filosofia di vita è quella di non mollare mai!!”
Si presenta così Diana, un nome, quello della dea della caccia che, come vedremo, non è stato scelto a caso.
Di fatto lei non molla mai. Era arrivata a Tokyo con un titolo da difendere, quello di campionessa olimpionica in carica, dopo l’oro conquistato nello Skeet, specialità del tiro a volo, a Rio 2016 e nelle ultime olimpiadi ha conquistato la medaglia d’argento arrendendosi in finale alla statunitense Amber English, che alla fine ha vinto per un solo piattello: nello sport può succedere.
Considero questo argento olimpico come una rinascita. Dopo due anni di pandemia, le Olimpiadi rimandare, problemi personali ho sempre considerato questa medaglia come una sofferenza … ho sofferto tanto per conquistarla e me la sono meritata tutta.
E’ una mia filosofia di vita, di fronte a tutte le difficoltà, non solo nello sport ma anche nella vita quotidiana; mi aggrappo a me stessa sempre e comunque e se adesso ho questo carattere lo devo alle difficoltà che ho avuto nella mia vita.
Di lui mi piace la voglia di primeggiare, di essere consapevoli di essere mentalmente forti, di migliorarsi e di non aver paura di sbagliare perché è dagli errori che si cresce.
E’ un gesto tecnico che ripetuto giorno dopo giorno. Non provo emozioni in quel momento sono concentrata su quello che faccio.
Quando entro in pedana sono il CMC, Bacosi Diana atleta, campionessa olimpica e mondiale… sono consapevole e fiera di tutto ciò che ho conquistato… fuori dalla pedana sono mamma e donna. Sono molto fiera della donna che sono e della sportiva che sono. Tutto qui.
La passione per gli spari la eredita dal padre Stanislao, amante della caccia e frequentatore dei campi da tiro, la accompagna da quando aveva quattordici anni e da Città delle Pieve, in provincia di Perugia, e da Roma, città in cui si allena, ne ha fatta di strada: oggi è una delle migliori tiratrici in circolazione ed è anche Caporale Maggiore Capo dell'Esercito.
Il tiro a volo non è molto conosciuto in Italia, viene tramandato in famiglia di generazione in generazione. Ci sono ancora molti pregiudizi verso questo nobile e antico sport ecco perché cerco di promuovere il tiro a volo attraverso la mia pagina Facebook anche se sinceramente non amo i social e pubblico pochissimo.
Lo skeet è la più recente fra quelle olimpiche e ha origine da quella chiamata "Around the clock", di provenienza americana, in cui il tiratore sparava al bersaglio dalle dodici posizioni corrispondenti alle ore sul quadrante di un orologio. Oggi il percorso si è modificato: si spara, infatti, da otto pedane, situate lungo un semicerchio alle cui estremità sono collocate, in due cabine, le macchine lanciapiattelli, una lata a sinistra, detta pull, ed una in basso a destra, detta mark. Il tiratore aspetta l'uscita del piattello con l'arma non ancora imbracciata, in posizione di attesa, ed ha a disposizione un solo colpo per ogni piattello (due in totale). In questo caso il tiratore conosce altezza e direzione dei piattelli, che vengono lanciati dalle macchine sempre nello stesso modo. L’elemento di difficoltà è rappresentato dalla diversa posizione del tiratore rispetto alle macchine lanciapiattelli e dal tempo del lancio, che può variare da zero a tre secondi dalla chiamata del tiratore.
Io dico sempre a chi si avvicina a questo sport prima di tutto divertiti poi il resto con impegno, passione e perseveranza viene da solo.
E adesso rotta su Parigi 2024… con uno sguardo su Los Angeles. Chissà!