UFFICIO NAZIONALE PER LA PASTORALE DEL TEMPO LIBERO, TURISMO E SPORT
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Il coraggio nello sport

E' una delle virtù più nobili e maggiormente ammirate
13 Novembre 2019

“Un giorno la paura bussò alla porta. Il coraggio andò ad aprire e non trovò nessuno” (M.L. King).

La qualificata citazione mette in relazione due termini: paura e coraggio. La paura può facilmente condurci alla codardia, ma il coraggio senza la paura rischia di trasformarsi in spericolatezza o peggio ancora in incoscienza. Certamente il coraggio è delle virtù più nobili e maggiormente ammirate.

Si è portati a pensare il coraggio come una dote innata, eppure il coraggio è una virtù che si può esercitare. E’ determinante avere a che fare con educatori che infondano coraggio, facendo prendere consapevolezza di sé e delle azioni audaci compiute.

La parola è etimologicamente legata al cuore, deriva dal latino “cor agere”: agire con il cuore. Spesso la razionalità ci blocca, il cuore ci fa andare oltre. Gettare il cuore oltre l’ostacolo è un espressione emblematica di comportamenti ardimentosi.

Lo sport, che col cuore è indissolubilmente legato, è uno spazio di esercizio privilegiato del coraggio e può diventare palestra per esercitarlo:  calciare un rigore decisivo, continuare a giocare con il massimo impegno anche di fronte ad una sconfitta in partenza scontata, avere il coraggio di ammettere la verità riconoscendo un errore, sapere andare oltre il rispetto del regolamento o del formale fair play.

Un giorno Matteo, il figlio di una coppia di amici, durante una partita di calcio giovanile fra il Pisa ed il Livorno, due città legate da una proverbiale rivalità, alla fine di una azione di gioco, con naturalezza e con la libertà di chi si è esercitato al bene, non pensò alla reazione dei compagni, del pubblico e dello stesso arbitro e si avvicinò chinandosi a riallacciare la scarpa del portiere avversario. A termini di regolamento quel giocatore sarebbe dovuto uscire dal campo di gioco, senza il diritto all’interruzione della partita. Matteo si rese protagonista di un gesto nella sua semplicità rivoluzionario che balzò agli onori della cronaca sportiva locale.

Quante testimonianze positive, quante opportunità nello sport per imparare ad andare oltre, per cambiare le sorti di un evento o del nostro destino e per continuare a sperare.

Diceva S.Agostino: “La speranza ha due bellissimi figli: lo sdegno e il coraggio; lo sdegno per la realtà delle cose ed il coraggio per cambiarle”.

Paolo Cipolli, Presidente di “Sportmeet for a United World”