Intervista di Alessandra Valente a Viviana Rizzuto, Presidente della cooperativa di comunità Identità e Bellezza.
MUSEO DIFFUSO DEI 5 SENSI. Come nasce?
Nasce nel gennaio 2019 quando la comunità di Sciacca si riunisce per affrontare una situazione non facile per commercianti e cittadini e provare a capire come costruire il proprio futuro. Decide di farlo insieme, mettendo in campo le proprie energie e la propria diversità identitaria per trasformarla da elemento divisivo in collante sociale.
Il centro storico viene concepito come un grande museo a cielo aperto, dove le cinque antiche porte della città sono gli ingressi del museo, le strade sono i corridoi, le piazze le sale da esposizione, e le finestre degli abitanti e le vetrine di negozi e botteghe sono le teche del museo perché il tesoro da condividere con il mondo è l’identità degli abitanti di Sciacca.
Tutto quello che già esiste deve essere valorizzato e reso fruibile per i visitatori che verranno accolti come cittadini temporanei, stimolando e soddisfacendo tutti i loro sensi, la loro testa e il loro cuore: nasce il MUSEO DIFFUSO DEI 5 SENSI. Il turismo diventa lo strumento per lo sviluppo di un’economia sana, equa e sostenibile.
Da quel momento è iniziato un lungo cammino di crescita frenato dal Covid che però non ci ha impedito di creare, nell’aprile del 2020, la Cooperativa di Comunità “Identità e Bellezza”, la prima ad essere iscritta nel registro ufficiale della Regione Sicilia. In questo modo ci siamo strutturati per portare a terra un progetto sempre più articolato in cui includere laboratori artigiani, commercianti, attività ricettive, bar e ristoranti, agricoltori e pescatori, mugnai e casari. Tutto per offrire ai turisti esperienze uniche.
Lo strumento della Cooperativa di Comunità per gestire la complessità di un progetto simile con l’efficienza e la trasparenza nei risultati tipici di un’impresa, ma facendoci guidare nelle scelte dai valori di una famiglia, di una grande famiglia, la comunità. Ogni utile, ricavato ad esempio dalla vendita delle esperienze che abbiamo organizzato, viene redistribuito anche ai non soci, ovvero reinvestito completamente nel territorio.
Tutta la nostra azione si fonda su pilastri solidi e in bella vista: benessere per tutti (equo) e per tutte le generazioni (sostenibile). Finalmente utile ed etico non sono più in contrasto, e sostenere l’economia del nostro territorio è intimamente connesso con la creazione di una comunità sana, coesa, consapevole e competente. E, se ci riusciamo, pure felice.
Ad un Museo Diffuso non può mancare una rete di Infopoint Diffusi nel centro storico dove un certo numero di attività commerciali non si limitano a vendere prodotti ma inizieranno ad accogliere i visitatori come si accoglie un amico che viene a trovarti: raccontandogli come vivere il luogo al pari di un residente permanente, suggerendo luoghi e scorci particolari, esperienze uniche da vivere con gli artigiani, indicandogli dove andare ad imparare a fare la pasta, un sugo o un dolce siciliano.
Sono la nostra prima linea di fronte all’arrivo di un turista che troverà i nostri cartelli un po’ ovunque nel centro storico. Entrando troverà persone pronte a rispondere in ogni lingua del mondo grazie ai traduttori simultanei di cui sono dotati i nostri infopoint: lo straniero che arriva parlerà in francese, russo o giapponese e la strumentazione farà il lavoro di traduzione simultanea permettendoci di comunicare direttamente. Con il tempo anche i nostri 90enni seduti in piazza potranno conversare con chiunque. La tecnologia al servizio dell’uomo per superare le barriere, in questo caso della lingua.
Si tratta di un altro modo per essere accoglienti verso chiunque e poter raccontare ciò che di bello c’è ma filtrato dalla singolarità di ogni titolare di infopoint. La narrazione dei nostri percorsi della natura o delle bellezze del mare e del corallo di Sciacca non sarà mai uguale o impersonale. Le esperienze sono raccontate da chi le ha fatte davvero. Il territorio è illustrato da chi lo vive ogni giorno. La bellezza è condivisa da chi ne è impregnato in ogni istante.
Il processo di innovazione che viene adottato a Sciacca risiede prima nella nostra mente e nelle nostre azioni in un percorso di cambiamento sociale che si concretizza ad esempio nell’offerta turistica. La tecnologia è solo lo strumento che usiamo per gestire e connettere tutto e tutti: la comunità accogliente e la comunità accolta. Si tratta di un processo di connessioni continue.
Il nuovo portale che a breve sarà messo online all’indirizzo www.museodiffusosciacca.it è una delle tecnologie che useremo nei prossimi anni ed esprime perfettamente il nostro approccio a questi strumenti. Normalmente si costruiscono i contenitori (app, portali, aggregatori online, etc) e poi si cercano i contenuti per riempirli (case, cibo, esperienze, percorsi, etc). Noi abbiamo fatto l’opposto: abbiamo lavorato tutti insieme come comunità per trasformare tutte le nostre peculiarità potenziali in un’offerta esperienziale fortemente identitaria e poi ci siamo costruiti intorno lo strumento per condividere ciò che abbiamo da offrire, dai servizi alle esperienze fino a tutti i prodotti delle nostre mani e della nostra terra. E sarà uno strumento dove la comunità potrà confrontarsi per migliorarsi continuamente perché si tratta di un percorso aperto a continue innovazioni, idee, progetti.
Usiamo i traduttori simultanei permettendo a chiunque di parlare, in un certo senso, ogni lingua e app come Izytravel per creare una narrazione dei luoghi generata da tutti gli abitanti. É tutta tecnologia al nostro servizio, che ci permette di rendere fruibili e condivisibili a tutti i beni comuni, il nostro patrimonio materiale ed immateriale e la natura che ci circonda. Nell’azione condivisa della tutela e valorizzazione dell’identità si innesca il più profondo dei percorsi di inclusività perché finalizzato ad un benessere che, per necessità di sistema, deve essere portato avanti insieme.
Restare, ritornare e anche arrivare a Sciacca significa credere che se si attivano i giusti processi è possibile realizzare sè stessi e i propri sogni ovunque vogliamo, che non siamo costretti ad andarcene dalla terra in cui siamo nati perdendo le nostre radici o che possiamo costruirne anche di nuove, soprattutto che possiamo scegliere. Significa che la frase che ci sentiamo ripetere da quando siamo nati “potremmo vivere della bellezza che ci circonda” si può trasformare da inutile mantra in un progetto quotidiano di sviluppo personale e comunitario. Significa scoprire una comunità intorno a te che, valorizzando sé stessa valorizza anche te e viceversa. Significa tornare ad essere orgogliosi di ciò che siamo, della nostra infinita biodiversità, del vedere una strada pulita non perché si ha paura di una multa ma perché si è finalmente consapevoli, tutti, del valore che ha. “Di tutti” e non più “di nessuno”.
Creare un ecosistema che generi valore. Dove la comunità ospitante cresca in consapevolezza, competenza, coesione e capacità di gestione della complessità. Dove chi vi giunge trovi condizioni che lo trasformino in meglio, imparando cose nuove, incontrando persone pronte a condividere il proprio sapere, sentendosi davvero accolto. Dietro lo strumento del turismo
Dove tutti hanno valore anche quando normalmente non sembra. Tra le esperienze che offriamo, ad esempio, c’è anche quella di imparare a guidare una barca senza l’ausilio del senso della vista. E ad insegnare ci sarà Stefano, un non vedente abitante di Sciacca ed innamorato del mare. Stefano, che fa anche parte del CDA del Museo Diffuso, non insegna in realtà solo a guidare una barca, ma ad orientarsi sentendo il sole sulla pelle, ascoltando il vento, il movimento delle onde, i suoni a cui non abbiamo mai fatto attenzione. Stefano ci guida alla scoperta del mare e di noi stessi. Difficilmente si sarebbe pensato a lui come un fornitore di esperienze tra le più interessanti di una località turistica se non ci fosse stata una comunità di cui fare parte, una comunità inclusiva dove tutti hanno un valore strategico.
Pensiamo infine che tutto quello che sta succedendo a Sciacca - e siamo solo all’inizio - sia perfettamente scalabile e replicabile quasi ovunque proprio perché il processo prevede un percorso opposto a quelli top-down e che noi chiamiamo bottom-bottom-bottom-up, dove “up” non è la restituzione a qualcuno ma la comunità che da seduta, passo dopo passo, si è alzata in piedi. E gli abitanti da “bottom” diventano “up”. Tutti, nessuno escluso.