UFFICIO NAZIONALE PER LA PASTORALE DEL TEMPO LIBERO, TURISMO E SPORT
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Massimiliano Castellani e Adam Smulevich, “A Futura memoria”

Dagli autori di “Un calcio al razzismo" venti storie di sport, venti lezioni di vita
23 Gennaio 2024

Un libro per non dimenticare, soprattutto in un tempo come il nostro in cui l’odio mina costantemente il valore del ricordo e della verità storica: oggi più che mai invertire la tendenza è un’urgenza in ogni campo. Massimiliano Castellani e Adam Smulevich lo fanno partendo dal mondo dello sport con il libro “A Futura memoria. Storie di sport, lezioni di vita”, (ed. Minerva, 2023). Sono 20 storie, conosciute o trascurate, di donne e uomini, storie di vittorie e sconfitte, dove le sconfitte sono le persecuzioni, le prigioni, i martiri, gli assassini.

Un racconto che parte dalla razzia nazista del 16 ottobre 1943 al Ghetto di Roma, ripercorrendo le vicende di pugili ebrei di Roma che reagirono alla persecuzione nazifascista con dignità e coraggio, come Moretto, all’anagrafe Pacifico Di Consiglio, romano di Ottavia, e Bucefalo, Lazzaro Anticoli, romani di Trastevere, entrambi catturati, imprigionati, destinati ai campi di concentramento, e qui, con altri mille ebrei romani, consumati, sfiniti, gassificati.

Per proseguire con le storie di Manlio Gelsomini, anche lui romano, anche lui ebreo, centometrista, campione italiano, atletica leggera ma anche rugby, nonché medico chirurgo laureato: una spiata lo consegna nelle mani dei tedeschi, e da loro sarà assassinato; e ancora l’esperienza di Maurizio Nacmias, triestino, vigile del fuoco volontario, lottatore: quando si aggiudica il prestigioso trofeo Raicevich, a chi gli chiede l’origine del suo cognome, risponde che a Trieste è normale avere nomi strani. Poi per sfuggire all’antisemitismo dovrà trasferirsi e cambiare identità, fino a entrare in una brigata partigiana.

Ci immergiamo nell’umana vicenda dell’atleta israeliano di origine balcanica Shaul Ladany (Belgrado, 1936), oggi ottantasettenne, sopravvissuto da bambino alla deportazione in un campo di concentramento e poi all’attentato ai Giochi Olimpici di Monaco del 1972. «C’è tanta vita da calpestare — sarà negli anni il monito pubblico di Ladany —. Ma guai a ignorare il passato, perché se lo rimuoviamo questo si ripresenterà»

E c'è anche la storia della ginnasta ungherese Ágnes Keleti, la cui determinazione e il cui sorriso hanno resistito ai totalitarismi del Novecento.

Dopo il volume 'Un calcio al razzismo', sempre dedicato a ricordare storie di sport contro l'intolleranza, gli autori ripercorrono altrettante lezioni di vita che arrivano dalle discipline atletiche e dai suoi piccoli grandi eroi. Ed ecco la maratoneta ucraina Valentyna Veretska, profuga di guerra fuggita in Polonia che ha corso e vinto sotto le mura di Gerusalemme, lanciare al mondo il suo messaggio di speranza nel suo Paese aggredito dalla Russia: "Non daremo a chi ci odia la soddisfazione di rinunciare ad essere chi siamo".

La Memoria passa anche da una pista d’atletica o corre veloce su una bicicletta e, quando è forte e sospinta dalla Storia, taglia il traguardo per prima e poi sale su un podio. Da Gino Bartali, postino per la pace, che trasporta documenti falsi per regalare identità nuove agli ebrei perseguitati, a Major Taylor, il primo campione nero, che in pista batte anche pregiudizi legati al suo colore della pelle. E poi la vicenda delle nazionali di ciclismo afghane, sfuggite alla dittatura talebana e giunte in Italia in un corridoio umanitario costruito grazie alla solidarietà governativa e istituzionale, sportiva e religiosa. “Sono un essere umano, una donna e una ciclista – le parole di Marjan Seddiqi -. Per andare in bicicletta ho rischiato la vita. Mi hanno sparato ma non ho rinunciato. Col ritorno dei talebani sono fuggita, ho trovato una nuova casa e adesso sto per disputare la mia prima gara in libertà”.

Castellani e Smulevich ci presentano poi gli educatori del Roma Club Gerusalemme, un sodalizio pluriconfessionale capace di costruire progetti di convivenza nel segno del calcio, perché «lo sport non conosce differenze tra le persone», unendo bambini di religioni e culture diverse.

Spaziando dal calcio al ciclismo, passando per il tennis, il basket, la corsa e il pugilato, il libro presenta dei ritratti — accompagnati dalle illustrazioni di Carlo Cazzaniga — il cui filo rosso è la celebre frase di Nelson Mandela: lo sport, molto più di qualsiasi governo e decisione politica, “ha il potere di cambiare il mondo”