Il tempo della pandemia, che ancora non abbiamo lasciato alle spalle, ha seminato tristezza, sofferenza, morte e paure. Ha pure colpito e inaridito gli animi, tanto da poter parlare non solo di una emergenza sanitaria-vaccinale ma anche di una emergenza spirituale. Allora il superamento di quanto è avvenuto sarà frutto non solo di un vaccino ma richiederà anche la guarigione delle ferite che il Covid-19 ha inferto nel nostro intimo, affinché rinasca nei cuori la speranza.
A questo fine un contributo importante proviene certamente dalla ripresa piena, si spera, di una normale vita di relazione e di un ritorno a frequentare senza timori gli ambienti della vita sociale.
Inoltre un apporto fondamentale è dato, come raccontano numerose testimonianze, dalla preghiera. Non poche persone, nei mesi del lockdown, hanno riscoperto la preghiera personale e in famiglia e la lettura del Vangelo, e hanno provato grande gioia nella possibilità di tornare a partecipare alla S. Messa in chiesa e nei Santuari e di accostarsi al Sacramento della Riconciliazione. In quel periodo di tenebra tanti nostri fratelli e sorelle hanno trovato, nell’affidamento al Signore, luce, pace e coraggio.
Ora è indispensabile perseverare nell’incontro orante con il Signore. I soldi dell’Europa sono una benedizione ma non bastano per una ripartenza che investa tutto l’uomo. Il cristiano è convinto che è necessario il contributo prezioso della preghiera: quella personale come colloquio pieno di confidenza con il Signore e quella comunitaria come esperienza di un popolo che loda, intercede e supplica il suo Salvatore, invocando per tutti guarigione spirituale, consolazione e intraprendenza.
Nell’accostarci fiduciosi al Signore Gesù abbiamo la possibilità di compiere una lettura non solo sociologica di quanto è accaduto ma di interpretarlo più a fondo alla luce dei criteri della fede in quel Dio che “ha tanto amato il mondo da dare il Figlio perché il mondo sia salvato” (cfr. Gv. 3, 16-18).
La preghiera dona la speranza e diviene forza per vincere la paura del futuro, che ha contagiato un po’ tutti, e per aprire il nostro cuore alla fiducia in un domani operoso e costruttivo, nel quale vale la pena sposarsi, mettere al mondo figli, difendere e promuovere la vita umana, operare per il bene comune.
Il colloquio orante fa rinascere la speranza che ‘accende’ la vita, mette fuoco nei nostri giorni, apre al “noi” della collaborazione e della solidarietà e ci libera dall’“io” della solitudine e dell’egoismo: abbiamo bisogno gli uni degli altri, nessuno basta a sé stesso.
La preghiera ci fa riconoscere che il Signore Gesù è in mezzo a noi e non ci abbandona quando imperversa la tempesta. Egli è sempre con noi, ci sprona all’azione, ci guida fino al Regno di Dio e ci consegna il suo Vangelo, la bella notizia che dona la gioia e la certezza che il Signore ci vuole bene e si prende cura di noi: ‘Ecco – ci assicura – io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Mt 28, 20).
Per info: https://turismo.chiesacattolica.it/cpt_pt/hopepray/
padre Giulio Binaghi, Rettore del Santuario della Madonna del Bosco- www.madonnadelbosco.org