di Alessandra Valente
L’originaria chiesa di Cendrole, dedicata a Santa Maria Assunta, è tra i più antichi edifici religiosi delle località nel circondario di Riese Pio X e rappresenta il primo nucleo cristiano di Riese. La pieve delle Cendrole ha la supremazia sulle chiese di Vallà e di Poggiana ma, probabilmente a causa del mutamento di alcune vie di comunicazione, quando il centro che gravita attorno all’edificio viene gradualmente a spostarsi verso l’attuale centro storico di Riese, anche la chiesa di Cendrole perde gradualmente la sua supremazia, fino a che, nel 1550, sarà privata di ogni espressione di parrocchialità, assumendo l’aspetto sostitutivo ed esclusivo di santuario mariano.
L’antichità di Cendrole ha origini romane. Il nome stesso viene da cinerulae, con allusione alla cremazione dei morti, pratica di origine pagana. Nel luogo dove sorge l’attuale santuario, risulta infatti, in età romana, esistere un culto dedicato alla divinità femminile Diana, vergine dea della caccia e delle selve. Il passaggio, quindi, dal culto pagano a quello mariano in età cristiana troverebbe un’ulteriore giustificazione, considerando che, come precisa il Bordignon Favero, "La dea vergine Diana, che nessun mortale può vedere nelle sua nudità, è anche la dea dei soldati… è chiamata con nome greco di Selène ed è raffigurata nel quarto della luna crescente, come più tardi ugual simbolo sarà specifico della Immacolata Concezione di Maria".
Il progetto del nuovo edificio fu affidato all’architetto Ottaviano Scotti. I lavori di costruzione durarono circa trent’anni: nel 1761, infatti, a chiesa ultimata, fu commissionato a Gaetano Candido (Este, 1727 – Venezia, 1813), come per la parrocchiale di Spineda, uno dei suoi celebri organi (con cassa armonica sagomata, intagliata, dipinta e dorata), che fu collocato dove tutt’ora si trova, nella parete interna dell’ingresso, sopra il portale.
L’esterno del santuario, affiancato dal campanile, si presenta con un inconsueto slancio in alto della verticalità dell’edificio. Il perimetro esterno e la sagomatura delle pareti dichiarano apertamente il movimento strutturale interno ad unica navata della chiesa, seguendo l’andamento sinuosamente spezzato delle curvature. La facciata è risolta con una prominenza in avanti della parete, ripartita orizzontalmente in tre ordini: un alto basamento che si apre al centro in corrispondenza del portale e che sorregge, in aggetto, subito ai lati dell’ingresso, due semicolonne di ordine tuscanico; un cornicione-architrave ampio e riccamente decorato; la soluzione dell’alto attico, aperto in centro da un finestrone concluso a lunotto; e infine, a coronare la facciata, l’esile ma delicato timpano.
L’interno è un unico vano a pianta rettangolare con angoli smussati che si apre, al di là dell’arco trionfale, nel presbiterio. Le pareti sono ritmate da un’elaborata partitura decorativa, scandita dal susseguirsi delle colonne corinzie, poggianti su alti basamenti, che sorreggono l’interruzione orizzontale dell’esteso cornicione. Sopra il cornicione, un ulteriore rialzo parietale accentua la verticalità dell’interno che si conclude con il soffitto a bauletto. Sulle pareti di smussatura perimetrale, in due ordini si aprono i luminosi finestroni, sotto ai quali, in nicchie, trovano posto le quattro statue raffiguranti (da destra entrando) Mosè, Ezechiele, Isaia e Davide, opere firmate e datate (1910) dallo scultore Francesco Sartor, nipote di papa Pio X.
Tra le opere che si conservano nella chiesa, a livello devozionale, merita particolare menzione la seicentesca scultura lignea dell’altar maggiore, dorata e dipinta, della Madonna delle Cendrole, simbolo del culto mariano del santuario.
Di interesse, e certamente eseguiti sui disegni dello Scotti, sono anche i due altari laterali, opera di un lapicida veneto del XVIII secolo, in marmo bianco e violetto con quattro colonne corinzie; come interessante è l’altar maggiore, sempre di un lapicida veneto del XVIII secolo, in marmi policromi con quattro colonne corinzie.
L’opera pittorica di maggior rilievo è sicuramente la tela attribuita a Luca Giordano (Napoli, 1634 - 1705), pittore di origine napoletana. Diverse le opere di pittori oggi ancora anonimi che si conservano nel santuario, a cominciare dagli affreschi del soffitto e del lunotto sopra il portale d’ingresso. Di buona qualità pittorica è anche la tela ottagonale settecentesca posta sul soffitto del presbiterio, raffigurante l’Assunzione di Maria; mentre di lettura difficilissima, a causa delle estese ridipinture e del suo stato di conservazione, è la tavola raffigurante la Madonna del perdono. Interessante è la paletta centinata di Noè Bordignon posta sull’altare di destra raffigurante Sant'Eurosia.
Papa San Giovanni Paolo II visita il Santuario,che è legato alla figura del Papa San Pio X, il 15 giugno del 1985 , al secolo Giuseppe Sarto. E in quest’occasione esprime la forte devozione di questa gente per il suo Santuario: Considero un vero dono del Signore iniziare la mia visita nella terra natale del mio grande e santo predecessore Pio X da questo luogo, dove sorge il santuario che custodisce l’antica, veneratissima immagine della Madonna Assunta. Immagine assai cara al cuore di Giuseppe Sarto, il quale, quando era vescovo di Mantova, confidava di averla “innanzi agli occhi fin dagli anni della giovinezza”, e soggiungeva: “Voglia il Signore esaudire i miei voti di vederla anche nella mia vecchiaia, venendo a pregare in quella cara chiesa”.
ALCUNE NOTIZIE UTILI
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