di Alessandra Valente
Il Santuario della Madonna delle Grondici, edificato sulla fine del Trecento in onore della Madonna delle Grazie è raggiungibile percorrendo una strada che attraversa il Nestòre, partendo da Tavernelle. Fu fondato a seguito della resurrezione di un bambino e il suo nome Grondici deriva da suggrunda, la gronda o tettoia che i Romani indicavano come sepolcro dei bambini minori di 40 giorni di vita. Era proprio questa la funzione del santuario, luogo di sepoltura, per questo chiamato à répit, cioè del respiro, per i bambini morti senza battesimo, affinché ottenessero una resurrezione temporanea onde amministrare loro il sacramento. Infatti, secondo la teologia medioevale, i bambini morti senza battesimo erano destinati al limbo e non avevano diritto a essere sepolti in un luogo consacrato, ma i loro corpicini erano deposti a fianco della casa natale, appunto sub grunda.
Il santuario delle Grondici fu eretto, come la maggior parte di questi edifici sacri, grazie alle offerte dei devoti e dei fedeli. È situato sopra un’edicola mariana, presso la quale due genitori avevano portato il proprio figlio, morto soffocato subito dopo la nascita, per ottenere il miracolo della resurrezione. Nel 1495 un eremita, fra Matteo, dipinse il quadro con il racconto del miracolo che si venera all’interno del santuario. Il dipinto è un gonfalone processionale a tempera su tela, datato 31 gennaio 1495, eseguito da un pittore tedesco, Gregorio Gregori Theotonicus, residente nell’allora Castel della Pieve. Nel dipinto lo stile germanico si fonde con la scuola umbra: la tela rappresenta una Madonna in trono con Bambino benedicente, tra i Santi Sebastiano e Rocco, nella fascia inferiore della predella è raffigurata la miracolosa resurrezione di un neonato.
La Madonna siede su un trono marmoreo e indossa un velo azzurro che dal capo scende fino ai piedi e una veste purpurea. I suoi fianchi sono stretti da una fascia del puerperio, fermata sul davanti da un nodo sacro. La Madonna regge delicatamente il Bambino, aureolato e in atto di benedire con la destra, con entrambe le mani, due angeli mesti ed oranti le stanno accanto, a destra San Sebastiano, legato a una colonna marmorea con base e capitello, era fitto da cinque frecce. A sinistra compare san Rocco, in veste di pellegrino, con la mano sinistra appoggiata al bordone. In basso, all’interno di una chiesa con due finestre che danno su un paesaggio boscoso, vi è un bambino nudo appoggiato su un lenzuolo, gli occhi nell’atto di aprirsi. A destra dell’altare è il padre, a sinistra la madre, seguita l’eremita fra Matteo custode del santuario e committente, vestito di sacco con un bordone e la corona in mano e con al fianco un cagnolino. Nel dipinto è anche raffigurata un’ampolla per l’olio, che suggerisce le unzioni rituali, ancora oggi in uso in alcuni santuari terapeutici. È chiaro che fra Matteo prega per ottenere la resurrezione temporanea del bambino.
Il santuario della Madonna delle Grondici è uno dei più amati dalla devozione popolare della zona. La presenza di San Rocco e San Sebastiano, protettori contro la peste, rileva che all’epoca il ruolo di santuario à répit era secondario rispetto a quello di protezione contro la peste soprattutto durante l’epidemia che flagellò la regione proprio nel 1495. In seguito il santuario della Madonna delle Grondici divenne multi terapeutico, ma rimase sempre anche il santuario della fertilità, tanto che ancora oggi vi ricorrono le donne sterili e le madri che hanno bisogno di protezione per i loro figli. Nella vecchia costruzione della chiesa, ampliata notevolmente e completamente rinnovata nel 1950, vi era un piccolo romitorio. A lungo il santuario è stato tenuto da eremiti. Questa presenza probabilmente rendeva il legame con i fedeli più stretto, perché spesso gli eremiti venivano considerati guaritori, erano delle figure particolari, ben diverse da quelle dei parroci. Gli eremiti avevano licenza data dal vescovo, e dovevano avere cura del luogo. Talvolta erano eremiti irregolari, spesso in posizione conflittuale con il parroco del luogo, loro immediato superiore ecclesiastico e le vicende del Santuario della Madonna delle Grondici non fanno eccezione.
L’eremita custode alla Grondici era povero, ma aveva un grande orto con olivi, viti, fichi, sorbi. Il patronato dalla fondazione del santuario sino al 1624 fu del Comune di Panicale. Nel 1624 a seguito dell’omicidio dell’eremita laico Giovanni Battista Sicchi, custode del santuario, il vescovo di Perugia sottrae il luogo sacro al patronato laico, ne entra in possesso e ordina a un notaio l’inventariazione dei beni. La cura spirituale era affidata al clero secolare, ma la custodia del santuario rimase agli eremiti fino al 1924, anno in cui fu nominato il primo rettore, un sacerdote (il prete di Macereto). Approfittando della definizione del dogma dell’assunzione in cielo di Maria Santissima e dell’anno giubilare l’arcivescovo Mario Vianello dette inizio alla costruzione, dalle fondamenta, di un nuovo santuario, antistante la cappella, in onore della Madonna. Nel 1950 si dette inizio alla costruzione di un nuovo tempio, che fu consacrato nel 1986 sotto il titolo «della vita nascente e della famiglia». La struttura definitiva del tempio con tetto a capanna è del XX secolo.
Questo si può dire che è stato il santuario della gente semplice, in contrasto con Mongiovino, che era il santuario dei potenti, e forse per questo la tradizione di devozione alla Madonna delle Grondici è giunta inalterata fino ai giorni nostri.
ALCUNE NOTIZIE UTILI
Nome del Santuario: Madonna delle Grondici
Indirizzo: Via delle Grondici, 10 06068 Tavernelle (PG)
Contatto telefonico: 3311571687
e-mail: salvorei@icloud.com
Orari di apertura: 9:30 – 18:00
Sante messe: 17 (orario invernale) /18 (orario estivo); sabato anche ore 9; domenica anche ore 9 e 11;
Confessioni: 16:15 – 17:00; domenica anche 8:15 – 9; 10 – 11;
Adorazione eucaristica: lunedì, giovedì, domenica 16:15 – 17;
Santo rosario 16:15 – 17.