San Vero Milis, 2400 anime, è un comune in provincia e arcidiocesi di Oristano, sulla costa occidentale della Sardegna. Nella parrocchiale S. Sofia è custodita dal 1937 una statua lignea mariana risalente alla seconda metà del XVI secolo. Si tratta di una madonna del latte, di pregevole fattura, che tiene in braccio il bimbo, mentre avanza. Si mostra ai pellegrini come colei che nutre il loro cammino donando loro il Figlio. La sua provenienza precisa resta avvolta ancora nel mistero. Le sue ferite, insieme alla bruciatura profonda nel ventre, comunicano che è stata offesa dalla mano di "ingrati", come recita l'epigrafe collocata a lato.
Il nome Madonna di Spagna, datole dal parroco del tempo, don Antonio Tolu, dice la provenienza dalla Penisola iberica e catapulta il pellegrino nei tragici momenti della Guerra civile spagnola (1936-1939). La statua venne prelevata da una chiesa (Minorca?) e quindi gettata nel fuoco. Qualcuno la prese e per salvarla la gettò in mare. Le onde fecero il resto, trasportandola sino alla spiaggia di Is Arenas, a nord di Oristano. Qui il servo pastore Daniele la vide e la portò nella sua capanna.
I carabinieri di San Vero, saputa la cosa, vennero e la portarono nella caserma del paese. Avvertito dal parroco, il vescovo Delrio, decise che fosse portata nella parrocchiale. La notizia rimbalzò per ogni dove nell'Isola. I pellegrini accorsero da subito per venerarla e pregarla. Da quel giorno la comunità sanverese la custodisce e venera con filiale amore e le ha costruito una cappella.
Il giorno della festa dello scorso anno, 10 maggio, si sarebbe dovuto siglare il gemellaggio con la diocesi di Minorca alla presenza del Vescovo Francisco Simón Conesa Ferrer. Evento, a causa del covid, rinviato al 2022, come pure il pellegrinaggio col simulacro in terra Andalusa, su invito del vescovo di Guadix, Mons. Francisco Jesús Orozco Mengíbar.
Sempre entro il 2022, su proposta dell'Ufficio per la Pastorale del Turismo delle diocesi di Oristano e Ales-Terralba, rette dall'Arcivescovo Mons. Roberto Carboni, creerà la Via Mariae. Le due diocesi saranno unite idealmente da Maria.
La porta d'ingresso, per chi proviene dal sud della Sardegna, sarà Sardara, presso il santuario di S. Maria Aquas, patrona della diocesi di Ales e Terralba; la seconda tappa Mogoro, presso la parrocchiale San Bernardino, nota per il miracolo eucaristico, che accoglie la cappella barocca in onore della Madonna del Rosario; la terza tappa a Marceddì, presso la chiesa Madonna di Bonaria, venerata dai pescatori e dalla comunità terralbese; quindi si raggiungerà la quarta tappa nella località campestre di “Zuradili” – ai piedi del Monte Arci – dove anticamente risiedeva l’insediamento che ha dato origine a Marrubiu; il viaggio prosegue con la quinta tappa ad Oristano, presso la chiesa del Carmine, gioiello del rococò in Sardegna, che custodisce la Vergine del Carmine; solcato il Tirso, poi, si arriva alla sesta tappa presso il santuario della Madonna del Rimedio, patrona della diocesi arborense, fortemente venerata dalla città di Oristano e non solo; dopo 10 km, si perviene alla settima tappa a San Vero Milis che accoglie il simulacro della Madonna di Spagna. Il cammino spirituale e di fede, infine, si conclude con l'ottava e ultima tappa presso il centro di Bonarcado, che custodisce il più antico santuario mariano della Sardegna (VI sec.) intitolato a Nostra Signora di Bonacatu (Buona accoglienza). Qui accorrono, il 19 settembre, in occasione della novena e della festa, migliaia di pellegrini dai paesi limitrofi, in tanti ancora a piedi, in solitaria o in gruppo, dopo aver percorso decine e decine di km durante la notte.
Ignazio Serra, parroco San Vero Milis e Incaricato Regione Sardegna Ufficio per la Pastorale del Turismo, Tempo Libero e Sport.