Ne abbiamo ormai visto di tutti i tipi: i reality sono un prodotto televisivo a cui nessun canale può rinunciare. Ma il proliferare delle produzioni ha spesso portato gli autori a spostarsi man mano verso un gioco alla finzione che svilisce la natura stessa della proposta da offrire allo spettatore: la realtà diventa finzione.
Poi è arrivato “Ti spedisco in convento”, che ha esordito a Pasqua su Real Time, per terminare il 18 aprile. Ed è cambiato tutto. La Fremantle ha replicato a Sorrento un format già rodato nel Regno Unito, puntando sugli attriti fra cinque ragazze dedite al mondo del lusso e della trasgressione, inserite per un mese in una comunità religiosa di cinque suore, nello specifico le Suore Oblate del Bambino Gesù con la loro Casa religiosa di ospitalità “La Culla”.
Scintille in abbondanza, quindi, ma la saggezza delle Sorelle, che tra l’altro hanno preteso di non rigirare mai le scene, ha condotto per mano lo spettatore verso una visione dell’ospitalità del tutto nuova e inaspettata: dormo, mangio, vivo con voi e nel frattempo mi domando cosa devo farne di questa vita.
Ben difficile trovare una risposta, ma il messaggio serafico delle Suore ha aperto le porte ad una riflessione che molte autorevoli firme del giornalismo hanno colto: ci domandiamo mai, davvero, qual è il senso della nostra vita?
Quindi via le finzioni in stile “La caserma” (tra l’altro anch’esso girato in una struttura ricettiva religiosa), che non hanno colpito più di tanto gli spettatori. E i risultati sono arrivati già dalla prima puntata: Real Time ha triplicato gli spettatori in prima serata, battendo in seconda serata addirittura una corazzata come RaiUno.
Anche la stampa ha dato il suo assenso, apprezzando come “Ti spedisco in convento” sia stato basato sui sentimenti veri, senza voler a tutti i costi dare spettacolo o suscitare la lacrima facile. Una piccola “lezione di vita” che ora le Suore vorrebbero replicare, lontano dalle telecamere, accogliendo quei giovani che qualche domanda vogliono porsela. E già questo fa la differenza con tutti gli altri reality.
Intanto l'Associazione Ospitalità Religiosa Italiana sta per lanciare una campagna che inviterà i giovani a visitare i conventi di tutti Italia, per convivere alcuni giorni con le regole e i ritmi della comunità.
Chissà se le cinque ragazze intanto siano tornate alla loro quotidianità, senza scalfire la loro agenda di impegni. Può essere, ma di certo quel mese trascorso nell’ospitalità conventuale avrà lasciato il segno. L’obiettivo non era trasformare una cubista in una suora, ma aiutare una ragazza del nostro tempo a comprendere come affrontare le scelte di vita, soprattutto scavando nel suo animo.
Sappiamo da fonti dirette che, nonostante il programma sia stato girato a novembre, le ragazze sono ancora in contatto con la comunità religiosa.
Il seme è gettato: chissà che la prossima estate non prenotino una vacanza a Sorrento.
Fabio Rocchi, Associazione Ospitalità Religiosa Italiana